Una proposta al mese – Ancora INPS: garantire una corretta gestione delle richieste

di Valentina Curatolo,  Consulente del lavoro in Milano  e Daniela Stochino, Consulente del lavoro in Milano

Come promesso ritorniamo sull’argomento già trattato nell’articolo apparso su questa Rivista nel mese di novembre 2018 per integrare alcune proposte parallele in merito alla gestione della debenza  contributiva.
Anzitutto riteniamo opportuno aggiornare  i nostri lettori sugli sviluppi intervenuti e,  soprattutto, sulla sensazione che forse, finalmente, qualcosa si stia muovendo. Sul  punto è d’obbligo il riferimento alla lettera che la Presidente Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha trasmesso al Ministro Di Maio, nella quale ha esposto le difficoltà che le aziende e i Consulenti del lavoro riscontrano nell’ottenere il Documento di Regolarità Contributiva, dovendo scontrarsi con “semafori”, “lucchetti” e automatizzazione di processi non controllabili. Nel corso degli “Stati Generali” dei Consulenti del lavoro che si sono svolti a Roma l’11 gennaio scorso, in occasione della celebrazione del 40° della professione, il Ministro ha garantito di aver tenuto in debito conto le sollecitazioni ricevute. Oltre a quanto già esposto, le proposte che  offriamo in questo articolo non entrano nel merito del “contenuto” della norma, di cui all’articolo 1, comma 1175 della Legge n. 296/2006 (Finanziaria 2007), ma si concentrano sulle “modalità formali” di richiesta e di gestione delle posizioni scoperte (o presunte tali). Sono in parte anche interventi “minimi”, ma  con i quali si potrebbero superare alcuni “ostacoli” burocratici di sicuro peso per le aziende.
Di seguito, quindi, le nostre ulteriori proposte:

1) Possibilità di richiedere il Durc almeno 30 giorni prima della scadenza e non solo una volta trascorsi i 120 giorni di validità. Allo stato attuale, infatti, è possibile richiedere l’emissione di un nuovo Durc solo allo scadere della validità del precedente. Questo comporta che nel caso in cui emergesse una qualche irregolarità (purtroppo non è infrequente che la stessa non sia reale ma emerga da un dato sporco o irrisolto presente nei non sempre affidabili archivi Inps), un’azienda, seppure regolare nei pagamenti, vivrebbe concitatamente un periodo di possibile “scopertura” che potrebbe arrivare fino a 30 giorni (termine massimo entro cui l’Inps deve emettere l’esito positivo o negativo della richiesta). In molti casi, soprattutto nell’ambito degli appalti, le aziende senza il Durc non possono nemmeno lavorare o trovano un blocco nei pagamenti, già difficili da ottenere con regolarità.
Tra l’altro segnaliamo che alcune sedi Inps territoriali hanno manifestato alcuni comportamenti stigmatizzabili:

– pseudo-emissione di Durc negativi (tale è in fondo l’effetto di un Durc non processato) allo scadere del trentesimo giorno solo perché non avevano avuto la possibilità di lavorare la pratica, chiedendo al Consulente del lavoro di inserire una nuova richiesta sul portale;
– Durc elaborati negativamente in casi di risposte non condivise/recepite ben prima del 30° giorno, senza un reale approfondimento ma solo per rispettare (e questo pare un assurdo) “processi di
qualità” interni che prevedono un’accelerazione dei tempi di processo del Durc.
2) Nell’ipotesi di Durc irregolare, consentire alle aziende di aver più tempo per la regolarizzazione, ampliando i termini attuali, portandoli da 15 a 45 giorni.
3) Sempre nell’ipotesi di Durc irregolare per mere violazioni formali e, quindi, nel caso di contributi sostanzialmente pagati, in attesa che l’azienda ricostruisca la situazione, modifichi i flussi e l’Inps li acquisisca, sanando la propria posizione, riteniamo corretto, dato le
tempistiche lunghe, avere la possibilità di concedere all’azienda un “Dur c Te mporaneo”della durata di 15 o 45 giorni (stesso termine per la regolarizzazione) e non di 120 giorni; ciò permetterebbe alle società di non avere “blocchi” nello svolgimento delle proprie attività nelle more della definizione delle irregolarità.
4) Valutare la possibilità di rilasciare il “Durc temporaneo” anche in presenza di attività, messe in atto da parte delle aziende, per contestare il debito richiesto da parte dell’Istituto ritenendo che lo stesso non sia dovuto o sia dovuto in parte – ricorsi amministrativi proposti, ricorsi giudiziari depositati in tribunale-
sino a definizione degli atti.
5) Istituire una procedura di silenzio-assenso sul dialogo post-richiesta di Durc che obblighi l’Istituto a rispondere entro 30 giorni, trascorsi i quali il Durc verrà considerato comunque regolare (salvo successivo intervento dell’Istituto).
6) Per bilanciare tale favor verso il contribuente e, per contrastare possibili fenomeni scorretti, prevedere sanzioni pesanti per chi ponga in essere (azienda o anche professionista) attività fraudolente per sfruttare le previsioni di cui sopra con comportamenti temerari o palesemente dilatori.

Auspichiamo che i suggerimenti che provengono (come i nostri) dall’esperienza  professionale dei Consulenti del lavoro – il  cui fine è unicamente quello di migliorare le attività con cui ci scontriamo giornalmente – vengano colti e, che le promesse di modifiche legislative riferite all’argomento in esame, comprese quelle annunciate dal Ministro Di Maio nell’intervento sopra ricordato, vengano mantenute, non con interventi “spot” ma nel quadro di una rivisitazione organica e sistematica della materia.

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Una proposta al mese – La difficile consultazione dei certificati Inps dei lavoratori! ….Ma cambiare si puo’!

di Gabriele Correra,  Consulente del lavoro in Milano 

“Donaci, o padre Zeus il miracolo di un cambiamento”

(Simonide di Ceo)

Ormai siamo alle porte del Santo Natale e, traendo spunto dal capolavoro di Charles Dickens, oggi parleremo del “Canto dell’Inps”, per quanto riguarda la consultazione dei certificati dei lavoratori dipendenti. Riceveremo infatti la visita dell’Inps del passato, dell’Inps del presente e dell’Inps del futuro.

Partiamo quindi con i certificati medici cartacei. L’Inps del passato non esita a ricordarci periodi bui, pieni di scartoffie da archiviare, da rispolverare quando l’Inps contestava le gestioni delle malattie, certificati che non ci venivano inviati, certificati errati, certificati da noi ricevuti ma mai inviati all’Inps, certificati illeggibili per colpa del fax. Non vogliamo ulteriormente tediarvi, anche se l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.

Fino a quando si è potuta scorgere un po’ di luce all’orizzonte, il Decreto interministeriale del 26 febbraio 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 marzo 2010, n. 65, che ha finalmente dato attuazione alle disposizioni normative già previste, in origine, dalla Legge n. 311/2004 (Finanziaria del 2005), rendendo obbligatorio l’invio telematico del certificato medico di malattia da parte dei medici del Servizio Sanitario Nazionale.

Non è nostra intenzione far riaprire a tutti voi il cassetto della memoria contenente il nefasto ricordo di quel periodo, che immagino abbiate chiuso a doppia mandata come il sottoscritto.
Periodo vissuto nel segno di problematiche, pubblicazioni di circolari Inps (tre per l’argomento solo quell’anno, la n. 60, la n. 119 e la n. 164) e Regioni non pronte ad adeguare i loro sistemi. “Un anno di ordinaria follia”, permettete la (quasi) citazione cinematografica, terminato definitivamente il 31 gennaio 2011 che ha finalmente sancito la fine del periodo transitorio.

La normativa nel frattempo ha subito ulteriori modifiche, la più importante da citare è certamente il Decreto interministeriale del 18 aprile 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 4 marzo 2012, n. 128, che, modificato il predecessore del 2010, ha indicato le modalità tecniche per l’invio dei certificati di malattia e ricovero da parte delle strutture sanitarie.

Anche le domande di congedo obbligatorio e parentale hanno avuto il loro periodo difficile.
Le lavoratrici dipendenti in dolce attesa possono dimenticare il vecchio e caro modello SR01. Tante le difficoltà e i dubbi nella compilazione, a partire dai dati riguardanti il datore di lavoro a quelli relativi alla loro posizione da dipendenti. Diciamoci la verità, quanti ne abbiamo compilati noi per loro conto?
Per non parlare poi delle file allo sportello Inps per consegnarlo. All’ottavo o, addirittura, nono mese di gravidanza è certamente meglio evitarlo.

La visita dell’Inps del presente ci mostra come oggi la situazione sia sicuramente migliorata.
Ormai il portale Inps è adeguato, le Regioni hanno recepito e aggiornato i sistemi, i medici stessi si sono abituati. Per quest’ultimi potremmo discutere sulla correttezza della compilazione dei certificati medici, ma sarebbe un discorso lungo. Magari da affrontare in un’altra proposta del mese.
Oggi il cittadino, o il datore di lavoro, può, collegandosi ai servizi online del sito, consultare e scaricare i certificati medici di loro interesse.
Ma, ancor più importante, possiamo farlo noi Consulenti del lavoro per le aziende che abbiamo in delega.
Senza la necessità del numero di protocollo, addirittura senza che ci vengano segnalate le malattie possiamo verificare la situazione di ogni singola azienda.
Abbiamo la possibilità di effettuare svariati tipi di ricerca, dal codice fiscale del singolo dipendente, alla ricerca per uno specifico periodo per tutti i lavoratori.

Adesso, finalmente, anche le nostre lavoratrici in stato interessante, accendendo ai servizi online dell’Inps, sezione dei Servizi del cittadino, possono agevolmente compilare la domanda da casa, o decidere di farsi assistere dal call center o da un patronato.
I dati del datore di lavoro sono compilati automaticamente dal sistema, le specifiche del rapporto di lavoro sono già presenti, rimangono solamente da inserire i dati relativi alle condizioni e l’avanzamento della loro gravidanza.
A rendere tutto più fruibile si è aggiunta anche la telematizzazione del certificato medico di gravidanza. Pertanto, a decorrere da maggio 2017, niente più scansioni ed allegati, il medico del Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a trasmettere per via telematica sia il certificato di gravidanza che l’eventuale certificato di interruzione della gravidanza stessa.

Vecchio e grigio Inps del passato, ti abbiamo sconfitto!
Oggi si sta bene, ma si potrebbe stare meglio.
Per questo attendiamo l’arrivo dell’Inps del futuro, per poter avanzare le nostre richieste.
Gli racconteremo che oggi il sistema è efficiente, ma potrebbe certamente essere più efficace.
Se sono soddisfacenti le già descritte modalità di ricerca dei certificati medici dei dipendenti, al contrario è assolutamente inadeguata la scelta delle aziende che abbiamo in delega.
Il sito le propone tramite un menu’ il cui elenco però non è né per ordine alfabetico e nemmeno per numero di matricola. Questa casualità di esposizione rende la ricerca laboriosa oltre che estremamente lenta.
Se, invece, avessimo la possibilità di fruire di una struttura diversa, come ad esempio quella già presente nel cassetto previdenziale, di certo ci agevolerebbe notevolmente. Le troveremmo sempre in ordine alfabetico e potremmo comunque cercarle per numero di matricola.
Un’ulteriore richiesta e, permettetecelo, quella che più ci preme, è la possibilità di poter consultare, oltre ai certificati medici, anche le richieste di congedo obbligatorio e parentale. Soprattutto oggi che sono anch’esse telematiche.
Questi certificati spesso non sono così puntuali, soprattutto quelli dell’obbligatoria post partum. Soprattutto se ne avverte ancor più la necessità in seguito all’introduzione del certificato di congedo parentale fruibile ad ore.
Questa implementazione ci garantirebbe la possibilità di una maggiore reperibilità dei dati, per un migliore controllo dei periodi di richiesta di questo tipo di astensioni.
Permetterci di accedere a questi dati direttamente dal portale Inps semplificherebbe notevolmente il nostro lavoro e libererebbe di un onere sia i lavoratori che gli stessi datori di lavoro.

Siamo consapevoli che i problemi da risolvere con l’Inps sono ben altri e che anche il portale richiederebbe interventi più urgenti, ma crediamo che queste richieste possano trovare un riscontro concreto anche nel breve periodo e potrebbero comunque agevolare il nostro lavoro.

 

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2018: un anno di proposte di semplificazione dall’Ordine di Milano

a cura della Redazione

 

Donaci, padre Zeus, il miracolo di un cambiamento.”

(Simonide di Ceo)

Si sviluppa lungo tutto il 2018 l’attività, curata dalla Sezione Semplificazione del Centro Studi e Ricerche, volta allo studio del diritto del lavoro con l’obiettivo di individuare soluzioni e/o spunti interpretativi per dirimere questioni controverse di diritto o di non facile applicazione (ma fonte di sicuro contenzioso). Sono proposte che contribuiscono anche a sollecitare l’attenzione di tutti gli attori coinvolti nella gestione del rapporto di lavoro su aspetti critici, resi ancora più spinosi se, come spesso, gli interventi legislativi si moltiplicano e si stratificano rendendo la quotidiana operatività sempre più complessa. A seguire una tabella sintetica che ripropone tutti gli argomenti trattati nell’anno corredati da un breve e non esaustivo riepilogo delle proposte avanzate, con la possibilità di scaricare il singolo articolo attraverso link ipertestuali per permettere al lettore di approfondire i temi trattati. Chiude l’anno il contributo nel presente numero della Rivista di Gabriele Correra sulla accessibilità ai certificati dei lavoratori custoditi presso l’Inps.

Titolo Argomento Proposta
Febbraio 2018

Gioie e dolori del “Credito Renzi”: quando una modifica può allungarti la vita

Di Valentina Fontana – Consulente del Lavoro in Pogliano Milanese

 

Sara Mangiarotti – Ricercatrice del Centro Studi e Ricerche Ordine CDL di Milano

Bonus Renzi di 80 euro in busta paga Analisi delle criticità emerse in fase applicativa del Bonus e proposta di modifica dell’art. 13, co. 1 bis Tuir per:

– non legare il diritto alla percezione del Bonus Renzi alla presenza di un’imposta lorda superiore alle detrazioni da lavoro dipendente;

– elevare l’intervallo di recupero per la perdita della percezione del Bonus.

 

Marzo 2018

Degli Enti bilaterali (e delle parti che li costituiscono)

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

Il funzionamento degli enti bilaterali Si formulano preliminarmente le seguenti proposte:

– Istituzione di un osservatorio permanente della Contrattazione collettiva, che dia evidenza ufficiale degli accordi o contratti con reale valenza rappresentativa, escludendo gli altri.

– Previsione di una norma (i) che disciplini la conta della rappresentatività e dei requisiti minimi per considerarla acquisita, (ii) che istituisca una sorta di “deontologia del sindacato”, inteso come codice di comportamento delle parti sociali.

– Cassazione dell’inserimento (i) di clausole nei contratti collettivi/accordi interconfederali che prevedano, direttamente od indirettamente, l’adesione e/o il finanziamento delle parti sociali stipulanti o (ii) in caso di delegazione della legge alla contrattazione collettiva, di clausole che prevedano agevolazioni o facilitazioni di qualsiasi genere o natura riservate solamente agli associati o condizionate al parere delle parti sociali vincolato all’adesione alle stesse.

– Introduzione per via normativa di elementi di retribuzione minima e di trattamento minimo come fonte omogenea di legalità (a cui ancorare anche i minimali di contribuzione) con libertà di adesione alle altre regole liberamente contrattate dalle parti.

– Valorizzazione della autonomia contrattuale positiva nelle PMI.

Come logica conseguenza di quanto precede, si propone quanto segue in riferimento agli enti bilaterali:

– obbligo della trasparenza di bilancio e di gestione;

– destinazione della maggior parte delle somme incamerate dagli Enti bilaterali ad attività e provvidenze concrete in favore degli iscritti;

– obbligo di formazione continua certificata per tutti i funzionari addetti ad attività che sono cruciali per il mercato del lavoro;

– uscita di ogni Ente bilaterale da sistemi di valutazione di congruità e regolarità di ogni ordine e grado fino ad un completo sistema di regolamentazione legale;

– possibilità per gli Enti bilaterali di prevedere prestazioni solo di natura integrativa o di welfare o di formazione o comunque con possibilità alternativa del datore di lavoro di provvedere direttamente o mediante adesione ad altri enti, anche privati, che garantiscano almeno le medesime condizioni dell’Ente bilaterale;

– uniformità di funzionamento degli Enti bilaterali nella parte più concreta (tracciati anagrafici, scadenze e modalità di contribuzione, richiesta di prestazioni etc.) anche per garantire una maggiore portabilità di benefici e prestazioni.

Una soluzione alternativa a una parte delle proposte precedenti potrebbe essere quella di una raccolta di contribuzione alla bilateralità generalizzata, indifferenziata ed uniforme con la possibilità per gli enti bilaterali (ove rappresentativi e riconosciuti), di accedere a tali risorse economiche sulla base delle adesioni raccolte.

Aprile 2018

Per una revisione ed uniformità dell’offerta conciliativa e della tassazione dell’indennità di licenziamento

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

 

Indennità risarcitoria e dell’offerta conciliativa ex D.lgs. n. 23/2015 Dotare di uniformità le varie norme sull’indennità di licenziamento: il concetto di mensilità conseguente ad un risarcimento sul licenziamento per tutti i casi previsti dalla legge si deve parametrare sull’ultima retribuzione utile ai fini del Tfr.

Introdurre uno sconto fiscale nel caso di indennità di risarcimento per il licenziamento conseguenti ad una conciliazione stragiudiziale.

Attribuire alle indennità di licenziamento una tassazione a titolo definitivo.

Rivalutazione ulteriore della funzione di tutte le commissioni di certificazione ex art. 76 del D.lgs. n. 276/2003, annullando procedure analoghe previste dall’art. 7 della L. n. 604/1966 e l’offerta conciliativa dell’art. 6 del D.lgs. n. 23/2015.

 

Maggio 2018

Per i professionisti una maggiore attenzione

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

 

Contratto di rete e incentivi per ricerca, sviluppo ed innovazione: esclusi i professionisti. La questione dei collaboratori familiari

 

Estensione delle relative normative ai professionisti affinché’ sia consentita, anche a loro, la possibilità di investire sul futuro così come viene riconosciuto ad altre figure.
Giugno 2018

Appalto privato: vogliamo cambiare una situazione esplosiva?

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

 

Appalto: necessaria una tutela regolatoria Proposte di modifica dell’art. 29, D.lgs. n. 276/2003, senza cambiarne la struttura di base:

 

– Previsione di un obbligo generale per il committente, sanzionato penalmente, di individuare appaltatori e sub-appaltatori affidabili.

– Meccanismo della “responsabilità sociale”: da inquadrare meglio riservandolo ad aspetti di un certo rilievo e ove il committente abbia effettiva possibilità di controllo, e aprendo la porta alla istituzione di buone prassi.

– Ripristino della norma penale sui fenomeni di appalto illecito, laddove la somministrazione, il distacco siano effettuati con la specifica finalità di agire in frode di legge ed il fenomeno si presenti massivo e sistematico (nel restante caso resta la depenalizzazione attuale); dotare il personale ispettivo del potere di ricostituire il rapporto con l’utilizzatore in detti casi di frode.

 

 

Luglio 2018

Sul tempo determinato (a partire dal Decreto Dignità)

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

 

Analisi del Decreto Dignità: le novità introdotte sul lavoro a termine Le proposte riguardano:

– i rinnovi dei contratti a termine: annullare le causali, stabilizzare le aliquote di maggiorazione;

– le causali: loro annullamento e innalzamento del limite;

– l’impugnazione: entro 60 giorni;

– la deroga assistita: riconoscimento anche alle Commissioni di certificazione;

– il periodo di osservazione del tempo determinato: 5 anni solari;

– le aziende collegate: istituzione di una sommatoria del divieto di utilizzo dopo il tempo limite considerando l’impiego a termine in tutte le aziende collegate;

– recesso: estensione anche alle ipotesi diverse dalla giusta causa;

– il periodo di precedenza: riduzione/uniformazione.

Agosto 2018

Una sanatoria (a metà) sul mercato di braccia e cuori

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

 

Ipotesi di sanatoria sulla somministrazione illecita e tutti i fenomeni ad essa connessi (appalti o distacchi fittizi) Sanatoria ipotizzata con alcuni passaggi obbligatori allo scopo di far emergere rapporti costituiti nel tempo e di difficile sistemazione. Evidenza dei vantaggi che ne possono derivare per il mercato del lavoro e per la stabilizzazione dei rapporti, senza penalizzare le aziende ma colpendo gli interpositori fittizi e truffaldini.

 

Settembre 2018

Il nodo irrisolto di retribuzione e rimborsi spese. E se adottassimo un definitivo criterio tranchant?

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

Individuazione degli elementi che concorrono a formare la retribuzione (focus sui rimborsi spese) Proposta di modifica dell’art. 39, co. 7, D.l. n. 112/98:

7. Salvo i casi di errore meramente materiale, l’omessa o infedele registrazione dei dati di cui ai commi 1 e 2 che determina differenti trattamenti retributivi o economici in genere verso il percettore, nonché imponibili previdenziali o fiscali è punita con la sanzione pecuniaria amministrativa (… etc)

Proposta di modifica dell’art. 1, co. 911, L. n. 205/17:

911. I datori di lavoro o committenti non possono corrispondere la retribuzione per mezzo di denaro contante direttamente al lavoratore, qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro instaurato. Ai fini del comma presente e del precedente comma 910, per “retribuzione” si intende ogni elemento economico di cui all’articolo 39, commi 1 e 2 del D.l. n. 112/2008 ed in ogni caso utile a determinare la spettanza netta al lavoratore.

 

Ottobre 2018

Il licenziamento: alla ricerca di uniformità e ragionevolezza perdute

di Andrea Asnaghi – Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano

Rischi e costi del licenziamento Necessità di trovare una norma comune, uniformando e razionalizzando la fattispecie del licenziamento. Pertanto, si propone di applicare il meccanismo di fondo delle tutele crescenti – rivisitato, per superare le eccezioni di incostituzionalità – a tutti i lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo:

1) elaborare una definizione di quale sia e di come si calcoli la mensilità di riferimento (in chiave di uniformità): in via di semplificazione si propone che la mensilità sia calcolata sulla RAL divisa per 12, più la media mensile della retribuzione variabile (premi, provvigioni, bonus etc.) stabilita per contratto collettivo o individuale, percepita negli ultimi 36 mesi precedenti al licenziamento.

2) stabilire tre fasce di indennità, con riferimento alla complessiva forza aziendale.

3) rivedere la tassazione delle indennità da licenziamento con previsione di una duplice agevolazione.

 

 

 

 

Novembre 2018

Durc e agevolazioni contributive: un problema da risolvere al più presto. Le nostre proposte

di Valentina Curatolo, Consulente del Lavoro in Milano

Daniela Stochino, Consulente del Lavoro in Milano

Semplificazione delle procedure e risoluzione rapida dei problemi legati al rilascio della regolarità contributiva (che influisce sulla possibilità di beneficiare di agevolazioni di legge) 1) È necessario che l’irregolarità o le scoperture che possono dar luogo alla perdita di agevolazioni siano notificate con concessione al datore di lavoro di un termine congruo (almeno 30 giorni) per sistemare la posizione e/o confrontarsi con l’Ente. Dismettere automatismi che sanciscono la situazione irregolare del datore di lavoro senza che vi sia possibilità di intervento da parte degli operatori Inps: è necessario un previo confronto formale con l’azienda o con l’intermediario di riferimento.

2) È necessario che ci sia proporzionalità tra infrazione commessa e relativa sanzione.

3) È opportuna una diversa organizzazione interna dell’Inps che consenta di avere un colloquio diretto datore di lavoro – Istituto.

4) Realizzare una maggiore equità nel fissare un più elevato limite di debito al di sotto del quale l’azienda venga considerata comunque regolare.

5) Valorizzare la possibilità della regolarizzazione spontanea o ravvedimento operoso.

 

Dicembre 2018

 

La difficile consultazione dei certificati Inps dei lavoratori! …Ma cambiare si  puo’!

di Gabriele Correra, Consulente del Lavoro in Milano

 

Rendere piu’ agevole e semplice l’accesso ai certificati Inps Proposta di minime modifiche al sistema Inps per renderlo maggiormente efficiente

1)  migliorare le modalità di esposizione dell’elenco delle aziende gestite;

2) introdurre la possibilità di consultare anche le richieste di congedo obbligatorio e parentale custodite dall’Inps.

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Una proposta al mese – Durc e agevolazioni contributive: un problema da risolvere al più presto. Le nostre proposte

di Valentina Curatolo,  Consulente del lavoro in Milano  e Daniela Stochino, Consulente del lavoro in Milano

“Donaci, o padre Zeus

il miracolo di un cambiamento”

(Simonide di Ceo)

In considerazione dell’importanza che riveste l’argomento e della necessità di una risoluzione rapida dei problemi legati al Durc, il Centro Studi e Ricerche dei Consulenti del Lavoro di Milano ritiene utile avanzare delle proposte volte alla semplificazione delle procedure ed alla risoluzione rapida dei problemi legati al rilascio della regolarità contributiva.

In considerazione della complessità della materia e delle molteplici sfaccettature che si interfacciano sul tema dei versamenti contributivi, ci limiteremo qui alle questioni inerenti al “Durc interno” ed ai risvolti sulla perdita delle agevolazioni, riservando di esporre altre proposte in prossimi numeri della rivista.

Partiamo da una considerazione generale: nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un processo di profondo cambiamento nella gestione previdenziale dei rapporti di lavoro subordinato e parasubordinato.

Da un lato abbiamo una normativa in continua evoluzione e sempre più complessa, dall’altro lato il “processo di telematizzazione” interno all’Inps, nato con l’obiettivo di semplificare la procedura di rilascio del Durc, di fatto ha generato pericolosissimi automatismi di accertamento delle irregolarità o presunte tali, con conseguenze a volte finanche drammatiche per le aziende, se si considera l’importanza che riveste oggi la regolarità contributiva per le aziende.

È chiaro e palese agli occhi di tutti coloro che per un motivo o per un altro hanno avuto la necessità di rapportarsi con l’Inps, che l’Istituto non è stato in grado di sviluppare una procedura informatica in grado di gestire la complessità della materia previdenziale.

Con ciò non vogliamo certo negare che la tecnologia informatica non possa essere un ausilio fondamentale nei rapporti con la P.A.  e nella gestione della stessa, tuttavia negli ultimi anni è forte l’impressione che l’Inps abbia gradatamente abbandonato l’intelligenza umana – cosi ricca di discernimento – a favore di una ”intelligenza informatica” spesso rigida, impersonale e schematica oltre misura, forse anche per una programmazione ancora parecchio inadeguata.

I riscontri nella realtà sono molteplici: quante volte infatti i consulenti del lavoro si sono sentiti rispondere degli operatori Inps affermazioni quali “è la procedura” oppure “non possiamo forzare la procedura”.

Ad aver aggravato tale situazione si aggiunge il fatto che l’Inps manifesta l’intenzione di avere sempre meno rapporti diretti con le aziende e i consulenti del lavoro.

La discussione vis à vis arriva solo dopo mesi di tentativi, e soltanto come extrema ratio.

Lo strumento di comunicazione bilaterale, il famoso “cassetto previdenziale”, ha miseramente fallito. Possiamo senza dubbio affermare che non rappresenta ad oggi uno strumento idoneo e sufficiente a gestire le necessità di comunicazione delle aziende e dei professionisti con l’Ente. Nella stragrande maggioranza dei casi le risposte che si ricevono non sono pertinenti alla domanda o comunque non sono risolutive, e in ogni caso arrivano sempre in tempi troppo lunghi, tempi incompatibili con l’esigenza degli operatori e con le tempistiche di scadenza contenuta negli atti emessi dallo stesso Istituto.

Si pensi ad esempio che una nota di rettifica a debito ha scadenza 15 giorni dall’emissione. Ma se si rileva che l’importo non è dovuto o è dovuto in parte, i tempi di risposta del cassetto non sono compatibili con la scadenza della nota stessa.

Le aziende devono decidere se pagare ed evitare problemi con il Durc oppure rischiare e attendere nella speranza di riuscire a comunicare con l’Inps.

Una follia, se si pensa che nella maggior parte dei casi un’interlocuzione diretta con personale competente sarebbe sufficiente a risolvere il problema in tempi brevi.

In questo articolo ci concentreremo in particolare su quello che sta diventando sempre più un problema allarmante ovvero la gestione del c.d. “Durc interno”, un apparato dai riflessi quasi diabolici messo a punto dall’Inps per la verifica automatica della regolarità contributiva che permette alle aziende di fruire delle agevolazioni contributive previste dalla legge.

La fonte normativa di riferimento è l’art. 1, co. 1175 della L. 27 dicembre 2006, n. 296 che testualmente recita “a decorrere dal 1° luglio 2007, i benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale sono subordinati al possesso, da parte dei datori di lavoro, del documento unico di regolarità contributiva, fermi restando gli altri obblighi di legge ed il rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, laddove sottoscritti, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

Su queste poche righe l’Inps ha costruito procedure e controlli automatizzati che hanno come conseguenza la perdita dei benefici contributivi fruiti.

La prima proposta che avanziamo all’Istituto, dunque, è proprio questa: “basta automatismi”, l’irregolarità o le scoperture che possono dar luogo alla perdita di agevolazioni devono essere notificate con concessione al datore di lavoro di un termine congruo, che riteniamo dovrebbe essere di almeno 30 giorni, per sistemare la posizione e/o confrontarsi con l’Ente. Soprattutto i famosi “semafori rossi” (e multicolore) e i vari “lucchetti” che indicano che l’azienda è definitivamente irregolare senza possibilità di intervento da parte degli operatori Inps, non possono nella maniera più assoluta essere frutto di controlli automatici, spesso fallaci, dai quali scaturiscono i recuperi delle agevolazioni contributive fruite. Chiediamo dunque che prima di far scattare i semafori rossi “lucchettati”, ci sia un confronto formale con l’azienda o con l’intermediario di riferimento.

Molto spesso infatti abbiamo assistito a recuperi di agevolazioni contributive per banalissime violazioni o ritardi di tipo amministrativo.

Facciamo un esempio concreto: se un datore di lavoro temporaneamente senza dipendenti, non procede a sospendere la matricola per i mesi in cui l’Inps non riceve i flussi Uniemens e pagamenti F24, essendo la matricola attiva, automaticamente la procedura rileva l’irregolarità contributiva con il recupero delle agevolazioni fruite. Ne consegue dunque che una violazione banale ha come conseguenza non una sanzione amministrativa congrua, ma un danno economico che in alcuni casi arriva anche ad essere ingente.

Da qui la nostra seconda proposta: “richiediamo che ci sia proporzionalità tra l’infrazione commessa e la relativa sanzione. Non è possibile che violazioni esclusivamente formali, che non comportano una mancata contribuzione, abbiano come conseguenza il Durc interno negativo, con semaforo rosso e “lucchettato”.

Nei casi come quello sopra riportato non deve conseguire alcuna perdita di agevolazione, che la legge prevede correlata ad un mancato versamento. L’Inps invece allargando, indiscriminatamente e senza alcun sostegno normativo, il concetto di irregolarità contributiva ex art. 1, co. 1175 della L. 27 dicembre 2006, n. 296, considera tali violazioni idonee alla perdita del Durc interno, non solo, ma lo fa anche con una procedura automatizzata senza considerare la storia pregressa dell’azienda, un’azienda potrebbe anche essere stata regolare nei versamenti e nell’invio delle denunce contributive, ma una violazione formale potrebbe costarle il recupero degli incentivi fruiti.

Senza voler entrate nel merito dei processi di organizzazione interni all’Inps, che sappiamo essere complessi, riteniamo che gran parte di questi problemi potrebbero essere risolti, come già sottolineato, parlando direttamente con l’operatore responsabile della pratica. A tal proposito si potrebbe pensare di avere un referente (o meglio un gruppo di lavoro) a cui assegnare un certo numero di matricole, una organizzazione alla stregua dei nostri studi più strutturati, in modo tale da raggiungere una continuità ed uniformità di trattamento, senza la sensazione attuale di rimbalzo dei problemi, con utilità reciproca (sia dell’operatore ma anche dell’Ente).

Rispetto alla marginalità di determinate scoperture, riterremmo inoltre equo fissare un più elevato limite di debito al di sotto del quale l’azienda venga considerata comunque regolare (ad esempio: 3% del dovuto ad Inps, con un limite minimo di valore assoluto complessivo di 500 euro), in modo da non rischiare di perdere i benefici per scoperture di poco conto, magari dovute a contenziosi o importi generati in modo improprio.

Valorizzeremmo inoltre la possibilità della regolarizzazione spontanea o ravvedimento operoso. Sotto questo profilo, le aziende non perderebbero le agevolazioni – o, se perdute, le recupererebbero – in caso di regolarizzazione totale intervenuta entro 24 mesi dalla data di scadenza del primo pagamento.

Perché, in fondo, tutte queste proposte? Non certo per un favor verso l’evasione, ma perché riteniamo che le agevolazioni contributive siano in realtà connaturate al rapporto di lavoro ed alle condizioni dello stesso e non un elemento posticcio. Giusto pertanto che la legge revochi la loro fruizione nel caso di conclamata scorrettezza, del tutto ingiusto ed irragionevole che a causarne la perdita siano violazioni marginali se non addirittura semplici equivoci o sfasamenti burocratici, penalizzando imprese sane ed oneste.

 

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