IL PUNTO – SALARIO MINIMO E DINTORNI (save the date)

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

 

Cari lettori, si preannuncia un autunno molto cado in Italia e non solo per il clima, che pure fa la sua parte, ma per i temi roventi legati al mondo del lavoro, fomentati dalle forze politiche tutte. Finalmente le sinistre fanno “qualcosa di sinistra”, direbbe Nanni Moretti. Molte le dichiarazioni rilasciate da parlamentari. Ma i più parlano senza avere alcuna cognizione di causa e la demagogia, da ambo le parti, tiene banco assoluto. Il tema più caldo è il salario minimo. Da fissare per legge, secondo la proposta delle opposizioni (Italia Viva a parte); da lasciare nelle mani della contrattazione collettiva, secondo le forze di governo. Vi invito a leggere l’eccellente articolo del Collega Andrea Asnaghi nelle pagine dedicate alla rubrica “Senza Filtro” in questa Rivista. Un articolo saggio ed equilibrato che cerca di dare anche dei suggerimenti operativi.

Consentitemi però di aggiungere qualche riflessione e qualche provocazione. Partiamo da un assunto di base: tutti sono consapevoli che i salari in Italia sono bassi e in alcuni casi, pur nel rispetto della contrattazione collettiva, lasciano i lavoratori economicamente sotto la soglia di povertà (c.d. lavoro povero).

Scusatemi per le semplificazioni che faro’ su questo tema così delicato sia giuridicamente, sia, soprattutto, socialmente. La mia intenzione infatti non è quella di proporre un saggio giuridico, ma di fornire alcuni spunti di riflessione che devono servire a portarci fuori da questa fase del tutto ideologica/demagogica o – coniando un neologismo – “idemagogica”, che non risolve di certo il problema legato al salario sufficiente.

Procediamo con ordine. L’art. 36 Cost. enuncia il principio della sufficienza retributiva, ma nessuna legge ha mai stabilito quale dovesse essere il limite al di sotto del quale la retribuzione diventa insufficiente per “assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Tutto è stato lasciato nelle mani della magistratura che, in maniera suppletiva, ha stabilito un principio di diritto secondo il quale è sufficiente quella retribuzione che non sia inferiore a quella prevista dalla contrattazione collettiva, comparativamente maggiormente più rappresentativa, del settore merceologico di appartenenza dell’impresa. E qui casca l’asino perché nessuno sa quali siano i soggetti maggiormente rappresentativi (sindacati dei lavoratori e organizzazioni imprenditoriali) titolati a negoziare contratti di riferimento per la retribuzione sufficiente. Da qui il fenomeno del c.d. “dumping contrattuale” che, in otto anni, ha visto la contrattazione collettiva nazionale proliferare talmente tanto da portare il numero di contratti nazionali da 498 (2010) a 884 (settembre 2018). Questi i dati non recentissimi diffusi dal Cnel e, al 30 giugno 2023, sempre il Cnel, nel suo 17° Report, ha comunicato che i contratti collettivi nazionali sono ben 1.037. Quindi in 13 anni si è giunti al 208,23%.

In alcuni settori si registrano incrementi inimmaginabili. Solo alcuni esempi dei Ccnl più diffusi:

Ccnl Commercio da 91 a 213 (234,07%) Ccnl Meccanici da 11 a 31 (281,82%)

Ccnl Edilizia da 28 a 68 (242,86%).

In questi anni abbiamo visto nascere diverse nuove organizzazioni sindacali e soprattutto imprenditoriali. Sottoscrivere un contratto collettivo nazionale dà tanti vantaggi: si incassano e si gestiscono quote per gli enti bilaterali, si costituiscono fondi di assistenza e previdenza, si possono istituire commissioni di certificazione dei contratti di lavoro di conciliazione delle controversie di lavoro, e così via. Si badi bene pero’: ci sono contratti collettivi stipulati dalle “presunte” oo.ss. maggiormente comparativamente più rappresentative che non hanno nulla da invidiare ai c.d. contratti pirata. Quindi pirata è chi toglie o non protegge diritti, indipendentemente se è rappresentativo o meno.

Ora, se in 75 anni dal varo della nostra Costituzione non siamo ancora riusciti a stabilire i criteri della rappresentanza (colpa soprattutto delle parti sociali), delle due l’una: o si impone ai sindacati la registrazione con l’assunzione di uno statuto a base democratica (ex art. 39 Cost.) in modo da poter sottoscrivere contratti a valenza universale, oppure bisogna stabilire per legge un salario minimo. Le formule possono essere tante per salvaguardare la contrattazione collettiva. Non c’è nulla di male se si prevede che il salario sufficiente è quello previsto dalla contrattazione collettiva, maggiormente comparativamente più rappresentativa, ma che comunque non puo’ scendere sotto una determinata soglia. Non c’è nulla di scandaloso.

Così come nessuno si è scandalizzato:

a.quando le ferie sono state fissate per legge in 4 settimane per anno nel 20041. Questa previsione normativa non ha tolto la possibilità alla contrattazione collettiva di prevedere maggiori giornate di ferie rispetto alla legge oppure far crescere i permessi per riduzione dell’orario di lavoro o per compensare le abolite ex festività civili e religiose;

b.quando l’orario normale di lavoro settimanale è stato rimesso nelle mani della contrattazione collettiva e, solo in assenza di disposizioni contrattuali, la legge ne ha stabilito la durata normale in 40 ore settimanali2. Idem dicasi per il limite al lavoro straordinario e per i riposi;

c.quando la retribuzione minima ai fini contributivi e pensionistici è stata stabilita per legge, sin dal lontano 19893. Qui è davvero paradossale. La retribuzione contrattuale può ad esempio prevedere un salario giornaliero di € 40,00 (1.040,00 euro mensili, dati dal prodotto di 40,00 € x 26 giorni), ma la contribuzione previdenziale deve essere calcolata e versata su un salario non inferiore a € 53,95 (1.402,70 euro mensili, dati dal prodotto di 53,95 € x 26 giorni. Così prevede la legge). In sostanza abbiamo già un minimo retributivo orario pari a € 8,09 euro (53,95 € x 6 giorni settimanali: 40 ore settimanali) ma solo per pagare la contribuzione (soprattutto ai fini pensionistici visto che la maggiore aliquota contributiva stabilita per tutti i lavoratori è pari al 33% di cui il 9,19 a carico del lavoratore il quale, dopo una determinata soglia, versa una contribuzione aggiuntiva dell’1% che non gli procura alcun beneficio pensionistico). Come dire al lavoratore: stai tranquillo che durante la tua vita lavorativa guadagnerai pure poco, pero’ in pensione ti ci mando con un reddito più elevato.

Basterebbero quindi due righe di legge per estendere questa norma anche ai fini retributivi e non solo contributivi.

Tra l’altro non siamo certo di fronte a retribuzioni elevate (per fortuna la maggior parte dei Ccnl c.d. leader prevedono retribuzioni superiori). Una retribuzione oraria di € 8,09 equivale ad una retribuzione annua di € 16,827,00 (€ 1.294,38 mensili per 13 mensilità) che, al netto della contribuzione (considerando l’esonero contributivo attualmente previsto) e delle imposte, porta ad una retribuzione netta di € 15.206,48 (€ 1.169,73 mensili per 13 mensilità)4. Ma con questa soglia minima almeno superiamo, sia pur di poco, quella di povertà.

Di esempi ne potrei fare tanti altri, ma solo e sempre sul salario minimo si alzano le barricate. Capisco il sostegno alla contrattazione collettiva, il sofisticato dibattito giurisprudenziale e dottrinale attorno alla questione, ma i bisogni primari vanno soddisfatti e subito, senza filosofeggiare. Oltre al salario minimo dovremmo preoccuparci di garantire tutele di base uniformi a tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore merceologico di appartenenza dell’azienda e dal contratto collettivo applicato. Il lavoratore che cambia azienda pensando ad una sua progressione economica, se non fa una attenta comparazione dei Ccnl applicati al suo rapporto di lavoro, potrebbe ritrovarsi con minori tutele, anche di tipo economico.

Si pensi alla diversità dei periodi di comporto per malattia, della diversità degli indennizzi della malattia stessa, delle diversità in materia di permessi per ex festività e riduzione orario (in alcuni contratti non sono neanche previsti) e così via. A volte si è attratti da poche decine di euro in più di retribuzione senza tenere in debita considerazione le altre condizioni contrattuali, che – nel bilanciamento complessivo – potrebbero addirittura azzerare i vantaggi salariali della nuova occupazione. Il lavoratore non può e non deve diventare un esperto in amministrazione del personale, a lui vanno garantite tutele di base uniformi. Una persona gravemente malata non può vedersi fuori dall’azienda dopo sei mesi o dopo tre anni solo perché di diverso rispetto ad un altro lavoratore ha un contratto collettivo e non la malattia.

Consentitemi di continuare con le provocazioni.

Qualcuno sostiene che i salari minimi vanno aumentati riducendo la tassazione. Certamente, ridurre la tassazione (per tutti, vorrei sperare) sarebbe cosa buona e giusta, ma ricordo che sui salari bassi, intorno ai venti/venticinquemila euro annuali, la tassazione è già quasi inesistente. E poi, perché mai i salari dei lavoratori privati dovrebbero essere aumentati dallo Stato? Sulle tecniche di ridistribuzione del reddito ci sarebbe da discutere, ma la questione si farebbe oltremodo complessa considerato che nelle mani di pochi sono concentrati la maggior parte dei profitti.

Qualcun altro si domanda chi pagherebbe gli aumenti retributivi che deriverebbero dalla previsione del salario minimo legale. La risposta non è difficile: l’imprenditore. Ma così facendo molte aziende chiuderebbero, si replicherebbe. Ce ne faremo una ragione; rimarrebbero in vita solo le aziende che hanno il coraggio di competere rimanendo nella legalità e nell’eticità. Ci sarebbero ancora più disoccupati, mi si obietterebbe. Non ne sono così sicuro, perché i disoccupati sarebbero assunti in altre aziende dello stesso settore, che vedrebbero crescere la loro attività. Altra obiezione: con l’introduzione del salario minimo legale aumenterebbero i prezzi dei prodotti e quindi si alzerebbe l’inflazione. Anche questo non mi convince. Valgono le considerazioni precedenti, anche perché di competitors che offrono gli stessi prodotti e applicano i contratti collettivi “non pirata” ce ne sono già sul mercato. Analizziamo il caso Mondialpol. La procura di Milano a metà agosto ha revocato il provvedimento di controllo giudiziario imposto all’azienda per presunto caporalato e sfruttamento dei lavoratori. Ricordo che Mondialpol è una delle aziende leader nei servizi di vigilanza privata, con quasi 210 milioni di euro di fatturato e 4.742 dipendenti. Ma perché il provvedimento giudiziario è stato revocato? Perchè la società si è impegnata ad innalzare i salari degli addetti ai servizi di sicurezza non armata del 20% dalla data del primo settembre 2023, in «un percorso progressivo che porterà a un aumento del 38% alla scadenza del Ccnl prevista per il primo aprile 2026». La decisione – ha spiegato sempre la società nel comunicato – è stata presa «per pervenire all’obiettivo della sempre maggiore professionalizzazione e fidelizzazione degli addetti e così concretizzare salari più equi rispetto al contesto economico attuale del settore». «La nostra azienda – ha commentato Fabio Mura, ceo Mondialpol Service S.p.A. – ha sempre riconosciuto il contenuto del contratto nazionale, anzi, spesso lo abbiamo anticipato introducendo di nostra iniziativa miglioramenti salariali e operativi». «Abbiamo individuato nella posizione della magistratura – ha aggiunto – la via per sostenere i lavoratori al fine di superare un momento economicamente difficile e, da qui, la decisione di aderire a queste indicazioni è stata immediata». Adesso «stiamo condividendo l’iniziativa con tutti i nostri fornitori di servizi – ha concluso – così da garantire salari non inferiori a quelli da noi riservati al nostro personale dipendente». Che cosa emerge dal caso Mondialpol: 1) che la società rispettava i minimi della contrattazione collettiva (ritenuta dai giudici una retribuzione di sfruttamento); 2) che l’intervento della magistratura ha portato l’azienda ad incrementare la retribuzione del 38%; 3) che Mondialpol per ora non licenzia nessuno; 4) che la società si avvarrà di fornitori che rispetteranno politiche retributive adeguate, innestando così un evidente circolo virtuoso ed espungendo dalla propria catena le aziende non conformi. Mi chiedo: ma dobbiamo sempre attendere che la magistratura intervenga in via suppletiva? Quante sono le aziende come la Mondialpol che pero’  non sono state poste sotto controllo giudiziario e quindi non adegueranno i salari ai propri dipendenti? Non sarebbe meglio se in questa materia ci fosse una regolamentazione che dia certezza del diritto al fine di evitare sacche di elusione e di irregolarità?

Ricordo a tutti inoltre che nel PNRR è previsto che entro il 2026 le aziende devono essere accompagnate al rispetto dei parametri ESG e quindi al rispetto di tutti gli stakeholders, ma soprattutto dei lavoratori, con politiche di sicurezza e salute, welfare aziendale, diversità e inclusione, benessere, formazione e sviluppo, politiche retributive, lotta alla povertà.

Ma sono certo che la “nostra” Ministra del Lavoro, la Collega Marina Calderone, da esperta qual è, saprà fare sintesi delle diverse tesi e proporrà una soluzione che da un lato ponga rimedio al c.d. lavoro povero e dall’altro risolva il problema della retribuzione sufficiente, dando certezza al mercato e agli operatori del diritto.

Di tutto questo ne discuteremo insieme al Comitato scientifico della Fondazione milanese e alle parti sociali, in un Convegno che terremo il prossimo 3 ottobre 2023 dalle 14:00 alle 18:00 (SAVE THE DATE).

 

1. Art. 10 del D.lgs. n. 66 dell’8 aprile 2003.
2. Art. 3 del Dlgs. n. 66 dell’8 aprile 2003.
3. Art 1, comma 1, del D.l. 9 ottobre 1989, n. 338, convertito, con modificazioni, dalla Legge 7 dicembre 1989, n. 389, “La retribuzione da assumere come base per il calcolo dei contributi di previdenza e di assistenza sociale non può essere inferiore all’importo delle retribuzioni stabilito da leggi, regolamenti, contratti collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative su base nazionale, ovvero da accordi collettivi o contratti individuali, qualora ne derivi una retribuzione d’importo superiore a quello previsto dal contratto collettivo”.
La stessa circolare Inps n. 11 dell’11 febbraio 2013 (ultima in ordine di tempo) ricorda che “In forza della predetta norma, anche i datori di lavoro non aderenti, neppure di fatto, alla disciplina collettiva posta in essere dalle citate organizzazioni sindacali, sono obbligati, agli effetti del versamento delle contribuzioni previdenziali e assistenziali, al rispetto dei trattamenti retributivi stabiliti dalla citata disciplina  collettiva.
Per trattamenti retributivi si devono intendere quelli scaturenti dai vari istituti contrattuali incidenti sulla misura della retribuzione.
Inoltre, si ribadisce che, con norma di interpretazione autentica, il legislatore ha precisato che “in caso di pluralità di contratti collettivi intervenuti per la medesima categoria, la retribuzione da assumere come base per il calcolo dei contributi previdenziali e assistenziali è quella stabilita dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative nella categoria” (articolo 2, comma 25, della Legge 28 dicembre 1995, n. 549).
Come premesso, nella determinazione della retribuzione minima ai fini contributivi, si deve tenere conto anche dei “minimali di retribuzione giornaliera stabiliti dalla legge”.
Non solo, il reddito da assoggettare a contribuzione, ivi compreso il minimale contrattuale di cui al citato articolo 1, comma 1, del D.l. n. 338/1989, deve essere adeguato, se inferiore, al limite minimo di  retribuzione giornaliera, che ai sensi di quanto disposto dall’articolo 7, comma 1, secondo periodo, del D.l. 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 novembre 1983, n. 638 (come modificato dall’articolo 1, comma 2, del D.l. n. 338/1989), non può essere inferiore al 9,50%  dell’importo del trattamento minimo mensile di pensione a carico del Fondo pensioni lavoratori  dipendenti (FPLD) in vigore al 1° gennaio di ciascun anno.
In applicazione delle previsioni di cui al predetto articolo 7 del D.l. n. 463/1983, anche i valori minimi di retribuzione giornaliera già stabiliti dal legislatore per diversi settori, rivalutati annualmente in relazione all’aumento dell’indice medio del costo della vita (cfr. il D.l. 29 luglio 1981, n. 402, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 settembre 1981, n. 537), devono essere adeguati al limite minimo di cui al predetto articolo 7, comma 1, del D.l. n. 463/1983, se inferiori al medesimo.”

4. Ipotesi di retribuzione di un single residente a Milano, cui è stato applicato esonero contributivo del 7% in quanto la retribuzione imponibile riparametrata su base mensile non risulta superiore a 1.923 euro (Legge n. 197/2022, art. 1, comma 281 come modificato dall’art. 39, D.l. n. 48/2023).

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IL PUNTO – DAL POLITECNICO DI MILANO i dati e le riflessioni sul futuro degli studi professionali

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

 

“Una nuova visione digitale per attrarre i giovani e far evolvere i clienti”: questo il titolo della decima edizione dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione digitale del Politecnico di Milano svoltasi lo scorso 4 luglio 2023 presso la sede dello stesso Politecnico. Durante l’evento sono stati premiati anche alcuni professionisti che maggiormente si sono impegnati nella evoluzione digitale dei propri studi tra i quali i Colleghi Pietro Antonietti di Novara e Luca Piscaglia di San Mauro Pascoli (FC). Interessanti i dati mostrati dall’Osservatorio al quale ho partecipato come relatore in una delle tavole rotonde a commento dei dati.

Nel 2022 avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro italiani hanno investito complessivamente 1,765 miliardi di euro in tecnologie digitali, una cifra in linea con il 2021 (+0,4%). Ma, se nell’ultimo biennio la crisi energetica e quella delle supply chain, che ha colpito il mercato dei clienti, hanno avuto riverberi finanziari sull’ecosistema professionale, tanto da stabilizzarne gli investimenti, sono decisamente più rosee le previsioni per il 2023, in cui la spesa digitale dovrebbe segnare una crescita di circa il 7%, per arrivare a un valore stimato di poco meno di 1,9 miliardi di euro. Nelle spese in tecnologia il mondo degli studi professionali si presenta molto variegato. Le organizzazioni multidisciplinari continuano a investire mediamente più delle altre categorie, 25.060 euro, mentre la spesa digitale media dei consulenti del lavoro è pari a 11.950 euro, quella dei commercialisti 11.390 euro e quella degli avvocati 8.890 euro. Il 41% degli studi multidisciplinari investe più di 10.000 euro, contro il 34% dei consulenti del lavoro, il 23% dei commercialisti e solo l’11% degli avvocati. Quasi 7 studi legali su dieci investono massimo 3mila euro all’anno in tecnologie. La categoria legale è anche quella maggiormente in sofferenza per redditività, con solamente il 57% degli studi in positivo nel biennio 2021-2022, contro una media di oltre il 70% per le altre discipline. In questo contesto, gli studi professionali esprimono pessimismo per il futuro della professione: in quelli monodisciplinari gli ottimisti sono una minoranza (il 38% degli avvocati, il 41% dei
commercialisti, il 45% dei consulenti del lavoro), in quelli multidisciplinari il 59%. E il principale pericolo per il futuro, secondo i professionisti è rappresentato dalle diverse piattaforme digitali, alcune delle quali ricorrono anche all’intelligenza artificiale, 
potrebbero erogare servizi sostituendo le attività più standardizzate, evidenziato dal 40% degli avvocati, 37% di commercialisti e consulenti per il lavoro e 35% dei multidisciplinari.

Il secondo futuro pericolo per i professionisti è non riuscire ad assumere personale per supportare il percorso di crescita dello studio, il terzo non riuscire a realizzare il passaggio generazionale. Per tutti, infatti, emerge la difficoltà ad attrarre e trattenere i giovani, principalmente a causa della bassa retribuzione (in particolare per il 56% degli avvocati e il 41% di commercialisti e multidisciplinari), della difficoltà a vedere percorsi di carriera strutturati (43% avvocati e 42% multidisciplinari) e dello scarso bilanciamento tra lavoro e vita privata (54% commercialisti, 50% multidisciplinari e 38% avvocati e consulenti del lavoro).

Quanto riportato sono solo alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.

“La dicotomia tra studi micro-piccoli e studi più strutturati è destinata ad allargarsi. Occorre elaborare una nuova visione nei confronti del digitale, anche per introdurre nuovi paradigmi gestionali negli studi e presso la clientela. Tutto ci  è ancora più urgente in relazione all’attuazione del PNRR, vero e proprio piano strategico per il rilancio del sistema Paese. Questa partita i professionisti possono giocarla e vincerla a patto di comprendere quali vie percorrere per migliorare la gestione caratteristica delle imprese, rendere più snelli i processi lavorativi, supportare i processi decisionali con strumenti e informazioni per aiutare a generare nuove visioni. Il digitale è una grande leva ma anche i professionisti devono lavorare al loro interno su questi temi, attraendo nuovi talenti per potersi sviluppare.” – afferma Claudio Rorato, Responsabile scientifico e Direttore dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale -. Negli ultimi dieci anni il mondo professionale ha attraversato importanti trasformazioni anche in termini gestionali, eppure un terzo degli studi, eccezion fatta per quelli multidisciplinari, non ha gestito progetti di gestione del cambiamento. Le realtà più grandi (NdA: organico da 30 persone in su) stanno cambiando passo, mentre la media degli studi non ha ancora avviato processi di rinnovamento che nascono dalla lettura del macroambiente e del mercato, mentre il cambiamento avviene principalmente per obblighi di legge o contingenze straordinarie, come la pandemia e la crisi della supply chain ed energetica”. “I pericoli più percepiti sono trasversali a tutte le professioni, in primis l’avanzata delle piattaforme che erogano servizi legati alle attività tradizionali e le difficoltà nel reperire personale – spiega Federico Iannella, Ricercatore senior dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale -. Emerge un terzo pericolo, evidenziato da commercialisti, consulenti del lavoro e studi multidisciplinari: le difficoltà a gestire il passaggio generazionale. Gli avvocati evidenziano invece maggiormente timori legati alla scarsità di risorse finanziarie per gli investimenti. Mediamente gli studi innovano poco il portafoglio di servizi e usano poco le tecnologie per gestirne la leva relazionale: di fronte a un pericolo percepito, è ridotta la capacità di reagire attraverso la qualità del servizio o l’innovazione del portafoglio servizi per fidelizzare la clientela”. Come si puo’ percepire sono una serie di dati che impongono importanti riflessioni sul futuro e ogni categoria professionale ha il dovere di discuterne e provare a indicare soluzioni idonee per evitare il declino.

Cliccando qui si puo’ prendere visione di alcune infografiche che rappresentano meglio le quattro professioni investigate.

 

 

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IL PUNTO – BENVENUTI IN FAMIGLIA! Il Giuramento dei neo Colleghi

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

Lo scorso 7 giugno 2023 nella splendida sala dei Chiostri dell’Umanitaria di Milano si è svolta la cerimonia di giuramento dei neo abilitati Consulenti del Lavoro. È stata, come sempre, una cerimonia densa di emozioni. I neo colleghi hanno letto e sottoscritto l’impegno solenne a rispettare le norme di legge, le norme deontologiche e ad esercitare l’attività rispettando i principi di legalità e terzietà.

Presente alla Cerimonia la Direttrice dell’Ispettorato Interregionale del Lavoro, Dott.ssa Patrizia Muscatello che nel suo discorso ha sottolineato quanto sia importante la collaborazione tra l’Ispettorato del Lavoro e i Consulenti del lavoro perché insieme riusciamo a contrastare eventuali illegalità che nuocciono all’economia ma soprattutto ai lavoratori. Ai colleghi ho sottolineato l’importanza del nostro agire ricordando di mettere sempre al centro la persona perché i provvedimenti aziendali hanno ricadute su di loro e sulle loro famiglie, quindi dobbiamo agire sì nel rispetto delle norme ma con l’immancabile umanità che contraddistingue la nostra categoria. Presente alla cerimonia anche il Presidente dell’Ancl, Alessandro Graziano, che ha omaggiato, a nome dell’Ancl UP di Milano, il timbro a sigillo, a corredo della pergamena predisposta dall’Ordine.

Questi i colleghi neo iscritti:

BARUCCHELLI                    MARCO

BRUOGNOLO                     ANDREA

CIRCOSTA                           VALENTINA

CIRIOLO                              MIRIAM

D’APICE                SILVIA DE PATTO    ELENA

DONADEL                           ALESSANDRA

D’ORIO                             ELEONORA EVELYN

FUMAGALLI                       MARCO

GALLETTI                            MARCO

GALVAGNI                         LEONARDO

GUIDARELLI                       GIORGIO

LATTANZIO                        RICCARDO

LIOTTO                               CHIARA

LUPO                                  RICCARDO

MASTROMARINO   HORN   AMEDEO

MEDDA                               DANIEL

MIGNOZZI                          MARIVANA

MOCERA                             ANDREA

MONDARDINI                    MARCO

MONTERISI                        MARCO

NICHILO                              PAOLO

OREFICE                             FRANCESCO

PAGLIUCA                          FRANCESCO

PELUSO                              ELENA DIANORA

PICECI                              ALESSIO RICCARDO

PREDA                                RICCARDO

RAIOLA                               MICHELE

RIMOLDI                            LAURA MARIA

ROSSI                                 ALESSANDRO

SGAMBATO                        FEDERICA MARIA

 

A loro il benvenuto sincero da parte del Consiglio dell’Ordine e dell’Ancl Up di Milano e della categoria milanese. Buon lavoro!
Cliccando qui alcune foto dell’evento mentre l’intera galleria fotografica è visibile a questo link https://consulentidellavoro.
mi.it/ordine/gallerie-fotografiche/
neoabilitati-2023/

 

 

 

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IL PUNTO – L’ORDINE E L’ANCL DI MILANO hanno presentato ufficialmente la loro Fondazione

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

Lunedì 29 maggio 2023, a Milano, nello storico Palazzo Turati di Via Meravigli, è stata presentata la Fondazione Consulenti del Lavoro di Milano, nata dalla collaborazione tra l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Milano e l’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, Unione Provinciale di Milano.

Ad aprire i lavori dell’evento il video messaggio del Ministro del Lavoro Marina Calderone registrato presso la sede dell’Ordine di Milano poco prima dell’apertura dei lavori. Il Ministro, che ringrazio infinitamente a nome di tutti i colleghi di Milano, non ha potuto partecipare personalmente ai lavori perché è dovuta rientrare a Roma per impegni urgenti. Grazie Marina! Milano, come tutta la Categoria, sarà sempre al tuo fianco.

A seguire i saluti del Sindaco di Milano per bocca del suo capo di Gabinetto, l’Avv. Vanni, del Presidente del CNO Rosario de Luca, entrambi presenti all’evento, e quelli del Presidente dell’Ancl Nazionale Dario Montanaro in collegamento streaming.  La Fondazione è un ulteriore tassello che aggiungiamo al meraviglioso mosaico che è la nostra Categoria. Supporterà il Consiglio Provinciale dell’Ordine e dell’ANCL UP di Milano, Enti fondatori, nella loro attività di rappresentanza verso Enti, Istituzioni, Associazioni e Organizzazioni presenti sul territorio valorizzando sempre più la professione e il ruolo dei Consulenti del lavoro. La Fondazione promuove e incentiva approfondimenti tecnici e scientifici, sviluppo di ricerche, convegni, redazione di papers, pubblicazione di studi e documenti di aggiornamento, scambi culturali, interprofessionali, elaborazione di best practices, a carattere nazionale e internazionale. Nel corso dell’evento sono stati presentati i numeri delle azioni svolte nel primo anno di attività, i dati relativi al gap retributivo tra le micro-piccole e le medio-grandi imprese (a cura del Centro Ricerche) e affrontati i temi inerenti a una possibile riforma del mercato del lavoro, oltre ad una proposta di revisione del Decreto trasparenza (a cura del Centro Studi). Essere al passo con i tempi significa interpretare i reali bisogni dei soggetti presenti nel mercato del lavoro e restituire soluzioni in grado di gestire i veloci cambiamenti imposti dalla realtà quotidiana. Questo è l’obiettivo prioritario della Fondazione. La profonda conoscenza del mondo del lavoro e dell’impresa è caratteristica prevalente della nostra categoria, di conseguenza vogliamo mettere a disposizione competenze ed esperienza  per dare il nostro contributo- all’attuale dibattito pubblico. Non è un caso che il nostro Centro Studi abbia elaborato proposte relative ad una completa rivisitazione dello smart working e a una vera semplificazione dei contratti. Nella fattispecie, in tema di semplificazione e razionalizzazione del mercato del lavoro, pensiamo all’eliminazione graduale delle collaborazioni coordinate e continuative; di assimilare gli appalti illeciti al caporalato per evitare il grave fenomeno del lavoro sottopagato e più in generale del dumping contrattuale; proponiamo la realizzazione di un “MEGA INPS”, quale unico interlocutore aziendale; l’uniformazione di tutti i calcoli delle indennità economiche (malattia, maternità, infortuni, allattamento, sonazione sangue ecc.) da erogare ai lavoratori per il tramite dei datori di lavoro; occorrerebbe, ancora, eliminare in radice tutta la normativa sui licenziamenti individuali e collettivi riscrivendola ex novo; l’elenco sarebbe lungo ma invito i lettori a visitare il sito della Fondazione www.fondazionecdlmilano.it. nel quale potranno trovare tutte le proposte avanzate potendo, se lo vorranno, interloquire con noi per far conoscere il loro pensiero e le eventuali proposte di cambiamento.

Sottolineo, comunque, l’importanza dei primi dati rilasciati dalla Fondazione in collaborazione con l’Osservatorio del Politecnico di Milano. Su un campione di 4.166 aziende milanesi con 47.390 dipendenti, emerge che il gender gap retributivo è pari al 26,57% in sfavore delle donne (ma questa non è una novità, semmai una conferma), mentre la retribuzione lorda mensile dei dipendenti delle micro e piccole imprese è più bassa del 27,08% rispetto alle retribuzioni dei dipendenti delle medie imprese. Dati significativi su cui occorre fare una profonda riflessione che consenta alle parti sociali e governative di elaborare strategie idonee a modificare  queste percentuali.
Durante l’incontro è stata presentata la struttura organizzativa della Fondazione ed è stato presentato anche il Comitato scientifico che vede al suo interno le migliori menti delle università milanesi e non solo e a loro va il nostro più sentito ringraziamento.
Di seguito i loro nomi:
Professoressa Cristina Alessi, Università Statale di Brescia
Professoressa Maria Teresa Carinci,Università Statale di Milano
Professor Vincenzo Ferrante, Università Cattolica di Milano
Professor Stefano Gheno, Università Cattolica di Milano
Professor Lucio Imberti, Università Statale di Bergamo
Professoressa Mariella Magnani, Università statale di Pavia
Dottor Piero Martello, Direttore della Rivista LDE, già Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano
Professoressa Antonella Occhino,Università Cattolica di Milano
Professor Pierluigi Rausei, Dirigente Ispettorato Nazionale del Lavoro
Professor Claudio Rorato, Università Politecnico di Milano
Professor Michele Squeglia, Università Statale di Milano
Professor Armando Tursi, Università statale di Milano

Invito tutti a seguire la Fondazione attraverso il sito dove si potranno trovare tutti i materiali, le interviste, i documenti, le statistiche e quanto la Fondazione produrrà in futuro.
Ricordo che la Fondazione è aperta a chiunque voglia collaborare per mettere a disposizione di tutti il proprio contributo.
Ringrazio infine gli oltre cinquecento colleghi che ci hanno seguiti in diretta streaming e gli oltre 120 presenti in sala tra invitati e colleghi.

 

 

 

 

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IL PUNTO – FACCIAMO DEL BENE

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

L’Arcivescovo Mario Enrico Delpini sarà presente al nostro convegno di mercoledì 3 maggio 2023 alle ore 14,00 per dare inizio all’attività che abbiamo programmato insieme alla Caritas e all’Inps (vedi sotto la locandina). Come ricorderete in febbraio abbiamo sottoscritto il Protocollo di collaborazione (in questa rivista al link https://consulentidellavoro. mi.it/documenti/febbraio-2023/) che parte con il progetto «DIAMO LAVORO».

Ringrazio personalmente l’Arcivescovo che, fra i suoi mille impegni, non è voluto mancare a questo nostro incontro per farci sentire la sua vicinanza e per ringraziare tutti personalmente per l’impegno civile e sociale che le tre strutture (Caritas Ambrosiana, Inps e Consulenti del Lavoro) mettono a disposizione sinergicamente nei confronti dei bisognosi.

Ringrazio molto anche l’Inps, che sarà presente con i propri vertici territoriali e con il Consigliere di Amministrazione, Dott. Roberto Lancellotti, a testimoniare quanto lo stesso Istituto è sensibile ed attivo in queste attività benefiche.

Grazie ovviamente anche all’Ancl UP di Milano che è sempre al fianco del CPO in tutte le iniziative.

Durante il convegno saranno spiegate le modalità operative di partecipazione a questa attività e spero non solo di vedere tanta partecipazione al convegno ma anche tanta adesione all’iniziativa.

L’evento si svolgerà presso l’Aula Multimediale Istituto Don Bosco, in via Melchiorre Gioia 60/62, Milano.  La partecipazione all’evento darà diritto a 3 crediti formativi deontologici, previa registrazione sulla piattaforma http://formazione.consulentidellavoro.it entro le ore 23.59 del 2 maggio, selezionando “CONVEGNO IN PRESENZA”.

 

Sarà possibile assistere all’evento anche da remoto. In tal caso, è sempre necessaria l’iscrizione sulla piattaforma http://formazione.consulentidellavoro.it entro le ore 23.59 del 2 maggio, selezionando “CONVEGNO ONLINE”.

 

Qualora si scelga di partecipare all’evento da

REMOTO (online) è INDISPENSABILE

ANCHE iscriversi all’evento al seguente link https://us02web.zoom.us/webinar/register/

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NON MANCATE, FACCIAMO

SENTIRE LA VITALITÀ

DELLA CATEGORIA

 

Vi ricordo che il 29 maggio 2023, nel pomeriggio, presenteremo

la nostra Fondazione. Riceverete

specifiche comunicazioni

 

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LA CARICA DEI 104

Loredana Salis, Consulente del Lavoro in Milano
e Andrea Asnaghi, Consulente del Lavoro in Paderno Dugnano (Mi)

 

Si può coniugare semplicità con tutela? Si può concepire il rapporto di lavoro come una relazione e non come una gabbia? Si può applicare una direttiva UE senza complicarla? Sono queste le domande che hanno indirizzato il lavoro del Centro Studi della Fondazione Consulenti del Lavoro di Milano che qui siamo lieti di presentare: un testo di legge come l’avremmo scritto noi e che quindi sostituisce completamente il D.lgs. n. 104/2022 (e anche il D.lgs. n. 152/1997). Le esigenze, nate dallo sconcerto e dallo sconforto che fin dai primi giorni erano scaturiti dalla lettura del Decreto in questione, erano molteplici e stringenti: – concepire un testo di legge che non fosse il solito patchwork normativo, fatto di rimandi poco chiari, sovrapposizioni, stratificazioni; – evitare la formazione obbligatoria di documenti chilometrici ma poco, o per nulla utili (anzi, con il rischio di essere addirittura confusivi e fuorvianti) in un’epoca in cui le informazioni sono disponibili – o possono essere rese – con pochi e intelligenti mezzi; – bilanciare la gestione del rapporto e l’esercizio dei diritti di tutti senza squilibri impropri e costi ed oneri iniqui per i datori di lavoro. Dati questi presupposti, offriamo alcune brevi note di lettura per il testo che seguirà e per quanto abbiamo cercato di realizzare con questa proposta.

a) Dal decreto e dagli obblighi sono stati quasi completamente espunti i committenti (e correlativamente anche i collaboratori coordinati e continuativi): in un Paese serio – prima o poi lo diventeremo – gli autonomi sono autonomi e i subordinati sono subordinati, senza commistioni confusive. Siamo per rafforzare le tutele serie, non per annacquarle in fattispecie di dubbia o equivoca definizione.

b) I contenuti dell’informativa da fornire sono stati resi più chiari ed equilibrati, così come i modi di comunicazione ed i tempi di conservazione.

c) Gli obblighi non previsti dalla Direttiva, ma di mera invenzione italiana, sono stati aboliti: in un ambito di competizione internazionale non sembra il caso di distinguersi sempre per italici lacci e lacciuoli o per complicazioni burocratiche di derivazione vetero-ideologica.

d) È stato conservato, ancorché razionalizzato, il nucleo delle tutele che si volevano inserire o specificare: non siamo per un mercato del lavoro volto al più spinto liberismo. Dove il legislatore ha operato in ragione di un forte sbilanciamento abbiamo cercato di equilibrare le posizioni delle parti, peraltro in modo non dissimile a quello di altre norme con analogo scopo.

e) Abbiamo pensato ad un sistema sanzionatorio semplice e chiaro, che favorisca l’intesa e la rettitudine anziché meccanismi esclusivamente punitivi.

f) Abbiamo rivalutato la funzione della contrattazione, anzitutto collettiva (completamente ignorata nella stesura del decreto originario, contrariamente a quanto prevedeva la stessa Direttiva) e, in qualche caso, individuale.

g) In alcuni passaggi abbiamo anche mantenuto il testo di legge originario, integralmente o quasi: il nostro non è stato infatti un lavoro “contro” ma una riflessione “per”. Come ci è capitato di dire in casi analoghi, la (ri)scrittura normativa – certamente non facile e irta di insidie– non è stato esercizio velleitario di stile o manifestazione di presunzione ma semplice esigenza di chiarezza e di efficacia. Non abbiamo pertanto alcuna pretesa di essere stati perfetti o esaustivi, ma confidiamo di avere comunque confezionato una buona esemplificazione del senso sotteso alla Direttiva, nonché di quel che vorremmo vedere e che si potrebbe fare. Offriamo pertanto questo lavoro alla riflessione di tutti, aperti a critiche, suggerimenti, dibattito: il tentativo non è quello di sostituirsi a nessuno ma di sollecitare un confronto costruttivo non partendo da meri principi o desideri ma da un progetto concreto, misurabile parola per parola. È da ultimo doveroso un ringraziamento a tutti i colleghi che, oltre a noi, hanno contribuito a questo progetto, sacrificando tempo e risorse con la segreta speranza di non dover più perdere il sonno (o il senno) rincorrendo norme assurde o scritte in modo discutibile e approssimativo.

 

Hanno collaborato alla stesura del presente lavoro i colleghi del Centro Studi della Fondazione Consulenti del Lavoro di Milano: Andrea Asnaghi, Manuela Baltolu, Alberto Borella, Margherita Bottino, Loredana Buzzanca, Mariagrazia Di Nunzio, Potito Di Nunzio, Sabrina Pagani, Maria Paladini, Paolo Reja, Alessia Riva, Loredana Salis, Federica Sgambato.

 

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IL PUNTO – SEMPLIFICARE SI PUÒ e si deve e lavorare per la legalità anche!

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

 

Il nostro Consiglio Nazionale ha elaborato un progetto di semplificazione che tocca i più svariati aspetti della nostra attività professionale. Sono ben 54 i suggerimenti di semplificazione amministrativa, previdenziale, fiscale e normativa del lavoro che dimostrano quanto sarebbe facile semplificare la vita non solo a noi consulenti ma a migliaia di aziende e datori di lavoro. Basterebbe volerlo e senza costi aggiuntivi per lo Stato e con sicuri risparmi economici per le imprese.

Il progetto di semplificazione che il CNO ha presentato al Senato della Repubblica lo scorso 9 marzo 2023 contiene tantissime proposte comprese quelle (molte) avanzate dal Centro Studi di Milano e che negli anni sono state pubblicate su questa Rivista. E si badi bene, non sono solo un elenco di titoli e di desiderata, ma sono vere e proprie proposte con tanto di procedura amministrativa o di articolato di legge. Insomma, prendere, recepire e rendere operativo ……. se solo lo si volesse.

Sono anni che ci parlano di semplificazione e di sburocratizzazione ma forse chi ne parla “non sa di cosa parla” per usare una frase meno colorita dei Måneskin tratta dal brano Zitti e buoni.

Orbene, noi “siamo fuori di testa” (sempre per citare la medesima canzone) sì ma per via delle complicazioni eccessive che ci rendono esausti e non ci consentono di occuparci della nostra vera attività che è la gestione della risorsa umana o se volete, del capitale umano.

L’intero progetto presentato al Senato può essere visionato cliccando qui e non esitate a farci pervenire le vostre proposte di semplificazione. Saranno oggetto di valutazione pubblicazione e trasmissione a chi di competenza.

Il Centro Studi della nostra Fondazione milanese è impegnato su due ulteriori progetti: la nostra proposta di riforma delle norme che disciplinano i rapporti di lavoro (questa volta abbandono la più corta espressione “mercato del lavoro” perché vorrei tanto che non si parlasse più di mercato, termine che lascio volentieri alle merci) e una proposta di revisione della legge sulla trasparenza che è tanto complicata quanto inutile (almeno in Italia, ma questo l’ex Ministro Orlando forse non lo sapeva). Questa seconda proposta la trovate nelle pagine a seguire (cliccando qui) e consentitemi di ringraziare di cuore tutti i colleghi che hanno dedicato il loro preziosissimo tempo a questo lavoro. Il 29 marzo scorso, quale Coordinatore della Consulta dei CPO della Lombardia, ho partecipato all’incontro svoltosi presso l’Inl a Roma durante il quale sono stati sottoscritti i Protocolli sulla legalità, sul contrasto all’abusivismo professionale e sull’ASSECO che erano ormai scaduti. Questo per ribadire che la guardia rimane alta sia da parte nostra che dell’Inl nel contrasto all’illegalità ovunque si annidi. L’Inl ha confermato la propria collaborazione per combattere l’abusivismo professionale che purtroppo dilaga e tanto male fa al sistema Italia e soprattutto ai lavoratori.

Chiudo questo intervento per annunciarvi due date da appuntare in agenda: il 3 e il 29 maggio. Due eventi importanti: il primo sarà dedicato in parte alle procedure di attuazione del protocollo che abbiamo sottoscritto con Caritas Ambrosiana e Inps. Spiegheremo cosa fare per dar corso al progetto DIAMO LAVORO; il secondo sarà dedicato alla presentazione della nostra Fondazione e delle attività di studio e ricerca sin qui svolte.

 

 

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IL PUNTO – C’È CHI USA PAROLE COME PROIETTILI E FOMENTA L’ODIO SOCIALE. Noi invece collaboriamo con la Caritas Ambrosiana

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

 

Le parole usate come armi armano le mani di chi le parole non sa, non riesce o non vuole, usarle; ed allora il gioco si fa pericoloso perché le armi feriscono, le armi uccidono.

In questi mesi nel nostro Paese si avverte un clima di odio che cresce sempre più, una perdita di coesione sociale al punto di accentuare maggiormente le differenze di status e di pensiero, mettendo gli uni contro gli altri (potere esecutivo e giudiziario, politici e magistrati, destra e sinistra, lavoratori dipendenti e autonomi, disoccupati e occupati, giovani e anziani, studenti e professori, e così via), mentre nelle piazze si rivedo- no gli anarchici e nelle aule universitarie si inneggia nuovamente alla lotta armata.

I toni sono molto accesi anche nei talk show televisivi e radiofonici per non parlare di quello che circola nei social media. Come se non bastasse la pandemia, che per fortuna ci ha da poco lasciati, la guerra alle porte di casa nostra, l’inflazione tornata a due cifre (fortunatamente in regressione).

Si fomenta sempre e si cavalca il malcontento per acquisire visibilità e consensi.

In questo clima, anche la nostra Categoria è stata presa di mira, compresi la nostra Collega e Ministra del Lavoro Marina Calderone e il nostro Presidente Nazionale Rosario De Luca, attraverso illazioni subdole scritte probabilmente per raggiungere altri fini e screditare chi è al servizio del bene comune CON COMPETENZA E DEDIZIONE.

NON VA BENE

Additare poi tutti i Consulenti del Lavoro come coloro che spingono le imprese alla illegalità, dimenticando che noi abbiamo fatto della legalità la nostra identità personale e professionale: non va bene.

Usare la menzogna e alimentare la cultura del sospetto non va bene. Bisogna evi- tare tifoserie violente e becere. Torniamo ad affrontare seriamente le questioni, confrontandoci serenamente e dialogando sen- za posizioni preconcette, perché questa è l’unica strada maestra.

Occupiamoci veramente dei più bisognosi, ma in modo costruttivo e proattivo, così come noi stiamo cercando di fare anche con la Caritas Ambrosiana.

Lo scorso 6 febbraio, nell’aula Crociera dell’Università Statale di Milano, durante il convegno su FIS e CIG, abbiamo sottoscritto il protocollo che trovate nelle pagine a seguire.

Ci siamo impegnati, insieme all’Inps, con la Caritas Ambrosiana per sostenere, oltre che economicamente, il progetto DIAMO LAVORO. In questi giorni si è attivato il tavolo tecnico per tracciare le linee operative sulle quali si svilupperà la nostra azione. Ne darò notizia a breve.

L’obiettivo principale è aiutare Caritas, attraverso la nostra rete, a collocare i disoccupati bisognosi. Caritas interviene sostenendo economicamente i lavoratori che saranno occupati in stage mentre le aziende non avranno alcun costo. Nel frattempo chiedo a tutti di alimentare il Fondo Caritas con donazioni economiche. Anche pochi euro, da tanti colleghi, faranno sentire la nostra vicinanza. Nel box (clicca quitrovate le modalità per contribuire.

 

A questo link, invece, trovate la sintesi dell’evento e le interviste rilasciate durante il convegno https://www.consulenti- dellavoro.tv/watch.php?vid=8a2958ee3

 

 

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IL PUNTO – Ambrogino d’oro, convivialità, amicizia e solidarietà

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

Cari colleghi
Si chiude un anno davvero speciale per la Categoria Milanese. Il riconoscimento della Benemerenza civica della Città di Milano c.d. “Ambrogino d’oro” è motivo di orgoglio per tutti noi e ho piacere di estendere questa benemerenza a tutti i colleghi d’Italia perché ogni riconoscimento conferito a ciascuno di noi va inteso conferito a tutta la categoria. Una categoria, la nostra, che opera silenziosamente e pazientemente, superando le mille difficoltà gestionali ma sempre al fianco delle imprese e dei lavoratori per garantire legalità e benessere.
Questa la motivazione:
“ALL’ORDINE DEI CONSULENTI DEL LAVORO CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
Operatore del diritto nel mondo del lavoro, difende la legalità assistendo imprenditori e imprenditrici, soprattutto nelle scelte più complicate, coraggiose e difficili. Al fianco del mondo produttivo durante la pandemia, promuove iniziative di contrasto al caporalato e ai contratti pirata, supporta piccole e medie imprese nella ripartenza e non fa mancare proposte di semplificazione normativa e a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. A Milano ha portato il Festival del Lavoro, chiamando a raccolta rappresentanti del governo, dell’economia, professionisti, studenti e studentesse, collabora con le università, sviluppa riflessioni sul futuro delle professioni e istituisce un Premio letterario dedicato a temi giuslavoristici, promuovendo la capitale dell’economia e dell’innovazione con la cultura del lavoro, della sostenibilità e della solidarietà sociale.”
Qui di seguito alcune foto della cerimonia e a questo link https://consulentidellavoro.mi.it/news/consegna-ambrogino-doro-al nostro-ordine/ il video della premiazione.
Altri eventi hanno caratterizzato la fine di questo anno 2022:
1) la nostra Assemblea annuale durante la quale:
a. è stato approvato all’unanimità il bilancio di previsione 2023;
b. è stato conferito il Premio alla carriera ai colleghi che hanno compiuto 50 anni di iscrizione all’Ordine;
c. si è svolta la cerimonia per il conferimento del premio letterario “Il Lavoro tra le righe”, premio istituito e gestito dall’Ordine di Milano che è giunto alla VI Edizione. La commissione organizzatrice ha già indetto il bando per il prossimo premio letterario 2023.
2) La conviviale di fine d’anno impreziosita dalla presenza del Ministro del Lavoro, la Collega Marina Elvira Calderone, oltre che dai vertici nazionali, regionali e provinciali della categoria. Erano presenti i Presidenti del CNO Rosario De Luca, dell’Enpacl Alessandro Visparelli, dell’Ancl Nazionale Dario Montanaro, dell’Ancl Regionale Andrea Fortuna e di tutti i presidenti dei CPO e delle UP Ancl della Lombardia che mi scuseranno se non li cito tutti ma ai quali va un caloroso ringraziamento per la loro partecipazione. È stata una serata densa di emozioni in una location meravigliosa (Il museo della scienza e delle tecnica dedicato a tutti i mezzi di locomozione terra, acqua e aria. Abbiamo passeggiato tra i primi treni a
vapore e i missili spaziali, tra il sottomarino Toti, le imbarcazioni primitive e
Luna Rossa che ci ha fatto sognare durate la competizione di coppa America), alla presenza anche dei graditi ospiti in rappresentanza di diverse istituzioni: Antonio Pone, Vice Direttore Generale Inps, Michele Salomone, Direttore Inps coordinamento metropolitano di Milano, Mauro Saviano, Direttore sede  Inps di Milano, Antonio Pizzongolo, ex Direttore della sede Inps di Milano, Alberto Dotto, Direzione Inps di Milano al quale va un ringraziamento speciale per aver voluto donare a noi e noi ai convenuti il suo recente libro Il nuovo FIS e la CIGO alla luce della legge n. 234/2021, i cui proventi andranno tutti in beneficenza, Patrizia Muscatello e Aniello Pisanti rispettivamente direttori Ispettorato Interregionale del Lavoro del nord ovest e nord est, Carlo Colopi, Direttore Ispettorato provinciale del Lavoro di Milano, Virginio Villanova, Direttore Inail di Milano, Fabio Faretra, Direttore Generale Enpacl, Luca Paone, Luca De Compadri e Giovanni Marcatonio Consiglieri nazionali del CNO, Chiara Malcepina, Consigliera del Comune di Milano, Manuela Maffiotti, Vice Presidente Ancl Nazionale, Pietro Martello Direttore della Rivista Lavoro Diritti Europa ed ex Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano e tanti altri graditissimi ospiti che ringraziamo per la loro partecipazione.
Lascio per ultima, ma prima per l’alto valore sociale, l’iniziativa che il CPO e l’Ancl di Milano insieme a Caritas Ambrosiana, hanno presentato durante la serata conviviale. Si tratta dell’adesione all’iniziativa DIAMO LAVORO descritta nella locandina che alleghiamo a seguire (clicca qui per la locandina). Sia il CPO che l’Ancl hanno devoluto un importo iniziale alla Caritas per l’avvio dell’iniziativa ma ora, ognuno di noi, se vuole, può contribuire per sostenere questa pregevole iniziativa destinata a coloro che davvero hanno necessità estrema e che non trovano sostegno se non dalla Caritas Ambrosiana. Ringraziamo per questo il Direttore della Caritas, Luciano Gualzetti, che era presente alla nostra conviviale.
A seguire una rassegna fotografica degli eventi citati rimandandovi alla visione integrale delle foto nella galleria fotografica del nostro sito.

Per il Premio letterario, vedi foto qui.

Per il Premio alla carriera, vedi foto qui.

Per il conferimento dell’Ambrogino d’ Oro, vedi foto qui.

Per la Conviviale, vedi foto qui.

Non mi resta che abbracciarvi tutti e fare a voi e alle vostre famiglie
I MIGLIORI AUGURI DI BUON NATALE E FELICE ANNO 2023 anche da parte del Consiglio dell’Ordine, del Collegio dei Revisori dei Conti, del nostro staff segretariale e di tutte le strutture del nostro CPO

 

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IL PUNTO – SOTTOSCRITTO IL NUOVO PROTOCOLLO CON L’INPS Città Metropolitana di Milano

Potito di Nunzio, Presidente del Consiglio dell’Ordine provinciale di Milano

A beneficio di tutti i colleghi che operano  su Milano, e quindi non solo per gli iscritti all’Albo della nostra provincia, insieme all’Ancl UP di Milano,  abbiamo sottoscritto con l’Inps un nuovo protocollo che consente di avere certezza dei tempi per la risoluzione di qualsiasi problema dovesse insorgere nei rapporti con l’Istituto.
Ringrazio i Direttori Michele Salomone e Mauro Saviano, rispettivamente Direttore coordinamento e Direttore della Filiale di Milano Metropolitana, per la collaborazione che in questi anni hanno assicurato alla nostra Categoria non facendoci mai mancare il loro supporto nei casi di necessità.
La professionalità ch e la dirigenza Inps ci riconosce fa di Milano una eccellenza nazionale e di questo devo ringraziare tutti voi colleghi che operate con impegno e dedizione assicurando il meglio alla nostra clientela. Riepilogo qui di seguito i tempi garantiti di risposta e i livelli crescenti di responsabilità,
mentre rimando al link https://consulentidellavoro.mi.it/i-servizi-online/prenotazione-inps/ per l’intera lettura dei protocolli sottoscritti.
Innanzitutto il sistema consentirà il rispetto di un tempo massimo per la risposta/presa in carico pari a sette giorni lavorativi.
Per cassetti aventi ad oggetto DURC la Filiale si impegna a garantire un tempo di risposta di cinque giorni lavorativi. Per garantire effettività e sostenibilità all’impegno che la Filiale prende, è fondamentale il rispetto dell’utilizzo dei canali di comunicazione istituzionali, esponendo con la massima chiarezza i quesiti che si pongono, completi dei riferimenti analitici che consentano l’individuazione del soggetto (matricola e codice fiscale). Nella denegata ipotesi che la risposta tardi, si potrà inviare un sollecito alle caselle dei responsabili delle Agenzie complesse / flussi, indicando il codice fiscale e ogni altro estremo utile di identificazione della Comunicazione Bidirezionale, alle seguenti mail:
Gherardo.chiancone@inps.it (FM Milano)
Cesare.dipasquale@inps.it (Milano Est)
Germano.paciolla@inps.it (Legnano)
Giusep.carbone@inps.it (Milano Nord)
Laura.bigotto@inps.it (Milano Centro)
Salvatore.merra@inps.it (Milano Sud)
Salvatore.vilardi@inps.it (Milano Sesto San Giovanni)
Nell’ipotesi di ulteriore mancata risposta o di risposta non sufficientemente chiara ed esaustiva, si potrà inviare un sollecito all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP), in base alla competenza del contribuente/azienda a:
urp.milano@inps.it
urp.milanocentro@inps.it
urp.milanosud@inps.it
urp.milanoest@inps.it
urp.milanonord@inps.it
urp.legnano@inps.it
urp.sestosangiovanni@inps.it.
L’intero processo comunicativo va definito entro 20 giorni lavorativi dalla data di primo contatto.
Se al termine di 20 giorni previsti dal protocollo la questione non fosse ancora stata risolta, potete scrivere direttamente a me o al Collega Graziano per portare la questione in Direzione Inps.
Vi ricordo, infine, un ulteriore strumento messoci a disposizione che è la richiesta di appuntamento direttamente tramite la segreteria del nostro Ordine. L’appuntamento dovrà essere richiesto esclusivamente per le questioni amministrative che necessitano di un confronto diretto con un funzionario Inps che presuppongano una questione nuova, complessa, irrisolta, tale da poter essere affrontata solo di persona.
Vi invito a leggere i protocolli in modo da attivare correttamente le richieste tramite i canali di comunicazione istituzionali.

 

Per le foto clicca qui

 

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