“C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca l’aria”
(Giorgio Gaber)
Un giorno o l’altro lo faccio. Apro un sito, un blog, qualcosa in rete in cui dichiaro di commerciare in sostanze stupefacenti di ogni genere. Anzi, ancora più chiaro, un bel www.vendodroga.com. E poi voglio vedere che succede. No, tranquilli, non mi ha preso la sindrome da Breaking Bad 1 è solo che voglio provare a fare un esperimento sociale. In pratica voglio cronometrare in quanti minuti vengono a bussare alla mia porta (per dirla eufemisticamente) Carabinieri, Digos, Nas, Esercito, Guardie Forestali (chissà mai che non ci siano piantine strane in giardino…) e quant’altro la Forza Pubblica può produrre. Giustamente, direi (anche se una notizia di qualche mese fa riportava che era stato scoperto un buco nell’algoritmo di Google che ha permesso per qualche tempo di pubblicare annunci di spaccio). E quindi, no, non sono impazzito, non su quel fronte, almeno; su altri fronti mettono a seria prova il mio equilibrio mentale legislatori, Enti, Agenzie varie. Ma infastidito sì. Perché vedo girare in rete cose che vanno dal pesantemente inopportuno all’illegale – nel settore amministrativo, fiscale e del lavoro – senza che nessuno (almeno apparentemente) batta ciglio. Nella categoria “buontemponi” mettiamo tutti gli annunci di soggetti che offrono servizi di amministrazione del personale con un’eleganza che al confronto i simpatici vù cumprà spiaggiaroli sembrano lord ottocenteschi: si va dal cedolino a 8 euro tutto compreso (che poi si scopre essere un mezzo fake) al “paghi un anno prendi due” di uno spin-off di un cedolinificio, fino al “fai la tessera e ti facciamo le paghe gratis” di qualche associazione di categoria evidentemente avvezza a raschiare il fondo del barile. Non metto in discussione la qualità (anche se qualche dubbio è lecito: se ti offrono una Maserati a 10000 euro faresti bene ad alzare il cofano e vedere se c’è il motore), faccio solo notare che a mente della L. n. 12/79 gli adempimenti sono riservati ai soggetti ordinistici da essa previsti. Siamo quindi in un ambito ove se a fare queste proposte sono società commerciali si pecca di abusivismo (ricordo male o è ancora un reato?) e se a spalleggiare tutto ciò vi sono professionisti, c’è un vulnus deontologico che può portare anche alla radiazione. Forse più che buontemponi loro c’è un lassismo accentuato senza che nessuno alzi le antenne. Poi vi è la categoria successiva “buontemponi con fantasia” fra cui metterei sicuramente un’associazione nazionale di conciliatori sindacali (sic!), che propone a consulenti del lavoro e commercialisti, ma anche a tributaristi, amministratori di condominio, geometri (mi domando perché lasciar fuori ingiustamente enologi, estetisti e parrucchieri) di fare un risicatissimo corso, associarsi e poi diventare … conciliatore sindacale. Di quale sindacato? A che scopo? Non si sa. Personalmente mi immagino l’imbarazzo o la faccia tosta nel ricevere un lavoratore dicendogli “sono il tuo conciliatore, firma qui, va tutto bene”, ma ancor peggio l’imbarazzo verso l’azienda che crede di aver in tal modo esperito una conciliazione autentica in sede sindacale ai sensi del 2113 c.c. e degli artt, 410 e segg,. c.p.c. e invece ha in mano un pezzo di carta con cui può avvolgere, nel caso, il pesce appena comprato al mercato. Ma anche qui: sindacati (veri), ispettorato, ministero del lavoro: per voi va tutto bene? Nella categoria “strano ma vero” o anche “il mondo al contrario” ci sono quelle associazioni datoriali creative che ti propongono di diventare un “consulente del lavoro certificato”. A parte che il consulente del lavoro è certificato dalla propria appartenenza ad un ordine professionale, ma poi certificato da chi e per cosa? L’associazione datoriale “certifica” che il professionista è esperto nella contrattazione collettiva da loro applicata. In altre parole, faccio un contratto collettivo pir.. (anzi, no, non si può più dire, chiamiamolo “ribassista”), cerco professionisti che lo consiglino ai loro clienti, facendoli aderire all’associazione di categoria (e ai suoi meravigliosi enti bilaterali farlocchi) nella speranza (per il professionista) di portare a casa qualche cedolino in più e qualche altra prebenda raccattata qua e là; davvero una gran bella certificazione. Un inciso: mi avvilisco nel vedere colleghi cascare in queste cose: lo so, fratelli, sono tempi duri, anzi durissimi, ma cadere in tali meccanismi vuol dire annientare il concetto stesso di professione e quindi scendere sempre più in basso, finchè …ci seppelliranno con una risata. Restiamo alti, restiamo sul pezzo. Nella categoria “amici del pandoro rosa” infilo tutte quelle società di welfare (non fatevi fuorviare dal nome, non vendono benessere e sicurezze, vendono convenzioni che ipoteticamente dovrebbero aumentare il benessere dei lavoratori, ma intanto di sicuro aumentano il benessere delle società che li vendono) che stanno facendo una pubblicità spasmodica sui ticket mensa. La pubblicità – ce n’è più d’una in giro – è già in sé uno spasso: c’è la foto di un umano in stato di beatitudine, non perché è stato portato dalla Beatrice dantesca al settimo cielo ma perché “ha scoperto che può far la spesa coi buoni pasto”. E già la cosa comunque, converrete, non è un bel messaggio: “Vuoi fregare un po’ di tasse allo Stato in modo legale? Ci pensiamo noi a dirti come” (e difatti ultimamente in questo giro di pubblicità ho visto infilarsi anche il noto escapologo, prodigo di consigli di tal natura). Perchè si prende una cosa sacrosanta come è un trattamento di mensa a favore dei lavoratori e lo si rigira fino a farlo diventare qualcosa d’altro. Ma la cosa più bella è che si propina il messaggio che questa spesa miracolosa a mezzo buoni può essere fatta anche dalle partite Iva. Cioè un lavoratore autonomo senza dipendenti potrebbe, a sentir loro, acquistare i buoni, farci la spesa e dedurli dal reddito. Cosa che a me e a tanti altri accorti professionisti davvero non risulta. E allora su questo specifico segmento si profila non solo un messaggio che favorisce l’elusione ma, a mio avviso, addirittura un meccanismo di pubblicità ingannevole (ti invoglio a comprare qualcosa facendo leva su un vantaggio fiscale che non esiste). E l’Agenzia delle Entrate dov’è? E l’AGCOM ? Poi c’è l’ultimo stadio, quelli della “illegalità sei la mia casa”. Pare impossibile che a distanza di tanto tempo e dopo tante battaglie ci siano ancora moltissimi soggetti che alla luce del sole fanno somministrazione illecita di personale (un caporalato in guanti bianchi, talvolta grigi, non di rado anche marroni). Con sigle altisonanti (qualcuno riecheggia un supereroe, altri si rivolgono al cinema o ai guru dell’economia), con offerte dai nomi esotici come “multiservice”, facility management”, ”outsourcing”, con offerte che ti promettono “un sostanzioso risparmio sul costo del personale” (vediamo se indovinate chi lo paga, su quali pelli si consuma quel sostanzioso risparmio). Insomma, davvero mala tempora currunt, perché queste sono cose sotto gli occhi di tutti, a disposizione di chiunque quando apre il pc, il tablet o lo smartphone. E posso assicurare che non faccio ricerche particolari, non sono un fanatico della rete, a tutto ciò accedo come un normale comune mortale che usa questi strumenti e al quale appaiono tutte queste nefandezze, la maggior parte delle quali ha anche il suo bell’avviso “inserzione sponsorizzata”, cioè è il nuovo “Carosello” alla portata di tutti (siamo passati dal pubblicitario creativo al professionista creativo). Basta accendere ed accedere. E allora io non posso che salutare con favore e piacere il grido che l’amico Dario Montanaro, Presidente dell’Ancl nazionale, ha lanciato in occasione degli Stati generali dei Consulenti del lavoro, l’11 gennaio 2024. E di cui riporto alcuni passaggi, perché meritano e li vorrei fare miei. “Basta con la spinta all’evasione contributiva e fiscale, la pubblicità ingannevole deve essere bloccata. I liberi professionisti ordinistici, come i Consulenti del lavoro, sono disponibili a raccogliere la sfida della sussidiarietà…. Questo però non può avvenire senza variazioni di scenario e senza recuperare la dignità che è stata mortificata diversi anni fa con il fenomeno delle cosiddette lenzuolate.(…) Lo Stato non può consentire che sulla stampa e sui social vi siano proposte di servizi che inneggino all’evasione fiscale, al risparmio contributivo ed all’intermediazione illecita attraversi sistemi palesemente illegali (…) Operare consulenze professionali nell’ambito di una legittimazione che deriva da disposizioni normative ed amministrative rappresenta un’attività che deve essere riservata ai professionisti ordinistici, che si formano ed hanno un’etica ed un rispetto per la Costituzione e che sono regolarmente controllati dal sistema ordinistico e da quello pubblico”. Io sono estremamente d’accordo con tutto ciò, ma, se mi si permette, mi discosto un po’ dalla conclusione, qui non riportatata e che pur comprendo, che invoca un provvedimento normativo che vieti proposte inneggianti l’abusivismo, l’illegalità e l’elusione fiscale. Ora – perdonatemi il paradosso – ma è come se i rapinatori di banche, i rapitori, o i ladri di appartamento si mettessero a pubblicare sui social i resoconti puntuali delle loro malefatte, con tanto di foto, di magazzino dove stivano la refurtiva, dei professionisti e tecnici che li hanno aiutati a fare il colpo, delle talpe che gli han passato informazioni, di chi ricetta la roba o ricicla il denaro sporco, magari della visita compiaciuta nelle loro sedi di qualche politico che evidentemente-non-ha-capito-bene (o ha il suo tornaconto). Beh, non sarebbe tutto più semplice? Invece di tante investigazioni e supposizioni, tre o quattro ragazzotti di buona volontà (non c’è bisogno di esperti) che recuperano un po’ di informazioni e poi si va semplicemente a colpo sicuro. Tutti dentro. Ecco, io in questa fase non vorrei una norma che facesse ricacciare in cantina tutto ciò che oggi sfacciatamente è fatto alla luce del sole. Io mi chiedo piuttosto perché oggi, che è alla luce del sole e quindi ci sono tracce ben precise per intervenire, non si fa niente. E li vorrei tutti fuori dal mercato, ma non nell’ombra, proprio messi nell’incapacità di operare, fermati, compresi i professionisti che li supportano, così facciamo un po’ di pulizia anche all’interno delle categorie, che stare in compagnia di certi personaggi ci mortifica e ci squalifica: meglio “pochi ma buoni”. Questo andazzo lassista invece mi sa un po’ di deriva da repubblica delle banane, come quegli staterelli sudamericani dove la mafia o i narcotrafficanti sono in aperta competizione con lo Stato (quando purtroppo non lo hanno di fatto già soppiantato). Ripeto: Stato, Ministeri, Ispettorato, Agenzie, Enti, dove siete? (non è fenomeno odierno, sia ben chiaro, mica che adesso parta la manfrina psicopolitica di chi è amico degli evasori e chi no). Ma ve lo immaginate, solo per fare un esempio, andare dai clienti di tutti questi e semplicemente dire che le fatturazioni di attività illegali (l’abusivismo è illegale, la somministrazione illecita è illegale, la pubblicità occulta è illegale, l’elusione non è, entro certi limiti, reato ma è già fonte di recupero fiscale in re ipsa) e dire che tutto ciò non è componente negativa di reddito – in quanto frutto di attività illecite – e perciò tutto viene recuperato a tassazione? (ho la sensazione che faremmo più soldi che con MES e PNRR). Concludo e ritorno per un attimo alla droga del titolo, queste iniziative perverse in fondo sono – per il mercato del lavoro, delle professioni e per l’economia in genere – un vero e proprio doping, sono lo sparigliamento di una concorrenza sana e di un’imprenditoria e professionismo centrati e propositivi. E comunque, alla fine, da uno Stato che continuerà a ritirarsi e a farsi prendere in giro, io certo non vendo né venderò droga ma prima o poi qualcuno lo farà, impunemente, alla luce del sole dei social, con tanto di sito interattivo. Tanto, se i controlli sono questi… hasta luego companeros…
1. Breaking Bad è una nota serie TV di qualche anno fa, dove un insegnante di chimica impazzito passa al lato oscuro dell’esistenza e si mette a produrre e spacciare metanfetamine