Uhè Andre, è un bel po’ che non ci si vede, come va?
– Oh, eccolo qua, il grande sindacalista d’assalto… Tutto bene, Paolo, e tu?
– Che fai polemizzi subito?
– Ma no Paolo, lo sai che in fondo ti voglio bene. Tu, nel tuo sindacato sedicente più rappresentativo in Italia, sei anche uno dei meno peggio. E poi siamo stati compagni di squadra, tanti anni fa …
– Eh eh mi ricordo, non è che avevi i piedi, come dire, buoni buoni…Io invece …
– Uella, Maradona dei poveri, non avrò avuto un tocco eccelso, ma ti ricordo che da terzino, stopper o mediano basso, da me non passava nessuno. E che quando voi fenomeni a metà partita avevate fuori la lingua, quello che- avanti e indietro da un’area all’altra – portava il fieno fino alla fine, supplementari compresi, era il sottoscritto.
– Ma sì, dai, lo sai che sei il mio consulente del lavoro preferito, anzi sai che stavo per chiamarti, una settimana fa? Era per una consulenza… Poi ho risolto con l’avvocato dell’ufficio vertenze …
– Ah sì, cos’era successo? – Ma niente, la colf di mia mamma… arrivava sempre in ritardo, cinque, dieci minuti, ma a volte anche quasi un quarto d’ora eh. Poi l’altra settimana il fattaccio, le ha rotto tre piatti del servizio bello, abbiam dovuto mandarla via. Non era male eh, anzi brava donna, ma se una cosa non funziona non funziona …
– E…quindi …
– Avevo bisogno di una lettera fatta bene, come quelle che fai tu di solito, non volevo storie. Ma poi, ti ho detto, ho risolto.
– Va beh dai, e i figli?
– E chi li vede più, già prima, da quando mi sono separato, li vedevo una volta a settimana, due se andava bene, ora son grandi e han preso il largo, uno lavora in Svizzera (da frontaliero prende un sacco di soldi e paga poche tasse) e l’altra ora vive nelle Marche, sta con il suo ragazzo che è di quelle zone.
– E tu sei ancora insieme a Graziella, compagni nel lavoro e nella vita … Ohi, cos’è quella faccia seria?
– No … è che… a parte che con Graziella non stavano più insieme da quasi due anni, poi se n’è, diciamo, andata dal sindacato …
– No …Graziella, la pasionaria, quella che mi spezzo ma non mi piego. Non ci credo, era più fedele alla causa lei che uno juventino in retrocessione.
– Eh sì, ma sai, si è messa di traverso con il nuovo segretario, divergenze politiche (poi per dirla tutta il segretario voleva mettere la sua bella al posto di Graziella), insomma … l’han fatta fuori. Adesso so che lavora in una comunità di recupero, ma è un po’ che non la vedo.
– Mi spiace, era una bella persona. Un po’ spaccamarroni, a volte, ma in gamba, intellettualmente onesta.
– Eh per voi consulenti noi sindacalisti siamo tutti spaccamarroni….
– Ma no, figurati, non è quello, è che a volte mi sembrate fuori dal mondo. Guarda adesso sto cancan inutile che state facendo con i referendum.
– Eh lo so, tu e i tuoi compari, servi dei padroni, vorreste avere la mano libera per licenziare chi volete, a piacimento.
– Va beh, Paolo, io non dico sempre, ma almeno ogni tanto un libro, un articolo, qualcosa di diverso dai vostri soliti pamphlet propagandistici, leggilo. A parte che oggi (fra eccezioni, discriminazioni, protezioni e compagnia briscola) è più facile andare sulla Luna che licenziare una persona, ma guarda che il problema adesso è il contrario, è trovare persone che sanno lavorare (talvolta, basterebbe solo che ne hanno voglia) e cercare – se e quando le trovi – di tenersele strette. Tutta questa gran voglia di licenziare in giro per l’Italia mica la vedo. Per cui, se uno arriva al licenziamento, nove volte su dieci è perché non ne può proprio più, perché non è cosa.
– Ma i diritti dei lavoratori sono sacri e non sono negoziabili …
– Sì, ma i diritti dei lavoratori (che non sono gli unici diritti al mondo, ci sono anche quelli dell’imprenditore, eh, ma lasciamo perdere per il momento) sono anche quelli di avere accanto persone che lavorano, che collaborano, non svogliati che rallentano il lavoro di tutti, che ti fan perdere il premio di produzione, che fanno inc… avolare il datore di lavoro che poi a cascata se la prende con tutti. Ma lo sai che l’altro giorno sono andato da un cliente che mi ha chiamato, i dipendenti stavano facendo una festa, quando sono entrato mi hanno invitato a bere e mi han ringraziato? E sai perché? Sai cosa stavano festeggiando? Che dopo un anno di patemi vari e faticose contestazioni siam riusciti a mandare via un dipendente villano, maleducato, assenteista, che litigava con tutti e rovinava il clima. Ah l’avevate anche nominato RSA (no, non la tua federazione, ma sempre cugini tuoi), una manovra di strategia splendida, peraltro, penso che non fareste una tessera lì dentro nemmeno a regalarla. Allora, io dico, i diritti sono una cosa seria e sacra, ma se non li contestualizzi, fai solo danni (e danneggi anche chi vorresti tutelare).
– Eh, ma che vuol dire, noi i lavoratori li difendiamo tutti, a prescindere. – Eh sì, infatti ho visto…
– Che vuoi dire?
– Lasciamo stare che poi entriamo in polemica. Torniamo sul punto. Oggi come oggi la reintegra sempre e comunque ti sembra una cosa equa?
– Certo, pensa che la vorremmo mettere anche nelle piccole aziende, nessuna differenza fra i lavoratori!
– Sì, ma guarda che le piccole aziende, parliamo di quelle sotto ai quindici (e magari anche un po’ oltre) è come se si concepissero come un ambiente quasi famigliare, un’estensione del titolare (d’accordo, con tutti i pregi e difetti che ciò comporta). E quindi lì se le cose non vanno, non vanno. Capisci che condannare un piccolo datore a risarcimenti esagerati, o addirittura alla reintegra, vuol dire farlo fallire? Non capisci che questi piccoli, novanta su cento, fan parte del nuovo ceto medio-povero, son quelli i cui diritti dovrebbero starvi a cuore come quelli dei lavoratori, anzi a volte di più, perché io vedo certi lavoratori (dirigenti e non solo) che rispetto al piccolo imprenditore o professionista guadagnano venti volte tanto. E voi difendete questi ultimi, e non gli altri.
– Queste sono fisime, se uno non vuol fare l’imprenditore, va a lavorare sotto padrone e finita lì. Se no si becca i rischi e non viene a menare il torrone, che tanto poi è pure un evasore seriale.
– Ecco, quella dell’evasore seriale (leit motiv nella liturgia vetero-sindacale) ancora mancava alla discussione. Però pare che tu non ti renda conto che il 90 per cento circa dell’imprenditoria italiana è fatta di microaziende, ed è anche una fortuna, perché se lasci fare alle grandi aziende, quelle vendono, delocalizzano, fanno le sedi legali in Paesi a fiscalità più conveniente, se sono costrette a stare in Italia terziarizzano. Insomma se ingessi il mercato, il mercato delle vie di fuga le trova, e spesso sono vie di fuga che i diritti dei lavoratori li deprimono ancora di più… Tienti stretto le piccole aziende, dammi retta, e curale. Se no poi non chiederti perché quando bussi alla loro porta chiamano l’esorcista.
– Eh, bene, allora annulliamo tutti i diritti, così ciascuno fa quello che vuole. E poi guarda che nel referendum noi abbiamo messo anche una norma sugli appalti, perché anche lì c’è del lavoro da fare.
– Non mi parlare degli appalti. State proponendo una norma ridicola e appariscente. Con quello che vorreste proporre voi, se io chiamo un elettricista specializzato a fare un lavoro nel mio ufficio e quello si buca il dito con il trapano, mi spieghi perché devo essere responsabile anch’io (che ho problemi anche solo col cacciavite)? Ma non capisci che è una norma senza senso? Non risolve nulla (ripeto, nulla) rispetto anche ai recenti disastri. Piuttosto, relativamente agli appalti, voi avevate una bella possibilità di regolare il mercato e ve la siete tolta anni fa.
– Che vuoi dire?
– Tu che hai una certa età, ti ricordi le proposte referendarie che avevate fatto nel 2016, vero?
– Eh sì, che me le ricordo, abbiamo fatto tanta paura a Renzi e ai suoi compari che per non fare il referendum, (ne aveva appena perso uno) ha fatto in fretta e furia una legge e le ha accolte tutte. Quando il sindacato si muove …
– Quando il sindacato si muove, talvolta (anche più spesso di quanto si crede) fa danni. Ma in questo caso, ricordo bene anche la norma approvata in fretta (D.l. n. 25/2017).
– Eh sì, annullammo anche i maledetti voucher, come si fa a lavorare così?
– Già. Infatti limitati i voucher e sostituiti con i più farraginosi e complicati PrestO, pensi che i lavoretti siano spariti o piuttosto che siano fatti un po’ in nero e un po’ a ritenuta d’acconto, senza contributi e coperture? Ma stavamo parlando di appalti…
– Gli appalti vanno regolati. Oggi è un casino, una giungla.
– Appunto. Andiamo a vedere la norma che avete voluto cancellare dall’incipit del comma 2 dell’art. 29 della legge Biagi…
– Altra norma da cancellare!
– Ma sì cancella, cancella, così alla fine invece di un riformismo onesto ed attento avrai un diritto (ottuso e obsoleto) senza lavoro. Comunque vorrei leggerti il testo che avete fatto abrogare, che ormai lo so a memoria. Recita così: “Salvo diversa disposizione dei contratti collettivi nazionali sottoscritti da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative del settore che possono individuare metodi e procedure di controllo e di verifica della regolarità complessiva degli appalti…”.
– Eh e quindi?
– Ma scusa, tu fai parte di un’organizzazione maggiormente rappresentativa, o sbaglio? (lasciamo perdere che voi dite di essere i più rappresentativi, però nessuno vuole contarsi, nessuno vuole darsi regole e alla fine va bene a tutti avere un po’ di torta da spartirsi). Fai i contratti collettivi che noi tutti (anche noi consulenti seri, guarda un po’) riconosciamo come leader. Avevi una legge che ti dava la possibilità di stabilire a livello di contrattazione procedure (anche preventive!) di controllo di regolarità degli appalti e ti sei tolto questa possibilità? Non è che alla fine, un po’ per simpatia con le organizzazioni datoriali, con cui a volte sembrate compagni di merende (e che i controlli di questo tipo non li gradiscono) un po’ per affratellamento con un certo sottobosco (cooperativo e non solo) avete lasciato che la normativa, come è ora, fosse buttata un po’ in caciara?
– No, questo non te lo consento.
– Capisco e, ti dirò, fai pure bene ad offenderti. Poi ti conosco e so che sei un puro. Però, anche senza pensar male o alla malafede, la stupidata è evidente, no?
– Stai cercando di confondermi… io non ho mica studiato queste cose…
– Tu magari no, ma i tuoi compari in alto, che ti mandano sulle barricate e se ne stanno comodi al calduccio (d’inverno, d’estate al fresco) e si fanno vedere solo in qualche manifestazione dove ci sono tante telecamere e microfoni accesi, queste cose dovrebbero saperle, no? A queste cose, dovrebbero pensarci… Ma poi, guarda, senza pensare male, ritorniamo ad oggi: voi vorreste abrogare tutto il decreto 23/2015, giusto?
– Il Jobs Act, noi vogliamo abolire il Jobs Act.
– No-o, fai il bravo, il Jobs Act sono almeno seisette decreti legislativi, voi nel referendum proponete l’abolizione di uno solo. – Sì, quello dei licenziamenti facili.
– Oh benedetta pazienza, ti ho detto anche prima che licenziamenti facili non ce ne sono, e comunque si chiama contratto a tutele crescenti.
– E va beh, quel che è…
– Eh no, la precisione è d’obbligo quando si parla di norma, se noi fai come il legislatore, che ogni volta che partorisce una norma si mette le mani nei capelli anche Claudio Bisio (gli ricrescono per l’occasione). Beh, insomma nel decreto che volete abolire c’è anche un simpatico articolo 9, comma 2 che così recita: ”Ai datori di lavoro non imprenditori, che svolgono senza fine di lucro attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto, si applica la disciplina di cui al presente decreto”. Sai che significa?
– Eh, no, dimmelo tu, sapientone …
– è inutile che ti ingrugnisci. Significa che il legislatore del 2015 (di quella norma che vuoi abrogare) si è preoccupato, al contrario di quel che pensi, di tutelare anche quei lavoratori (sì, compresi quelli del sindacato) che, esclusi dall’art. 18, restano – quelli sì – in balia degli schizzi del proprio datore di lavoro. Non è che, poco poco, già che c’eravate, vi siete tolti anche questo bel sassolino dalla scarpa? – I tuoi sono sofismi…
– I miei non sono sofismi. Tu lo sai che ai diritti dei lavoratori ci tengo e non poco. E che per migliorare le cose butto del tempo, anche gratis (anzi, solo gratis). È che quando proponete certe cose (anche non solo coi referendum) che col diritto del lavoro e coi problemi dei lavoratori c’entrano come i cavoli a merenda, io davvero mi pongo delle domande e non so darmi risposta. Anzi sai che questa cosa dei cavoli a merenda mi ha dato lo spunto per il titolo che voglio mettere ad un articolo sulla questione: il remerendum… ti piace?
– Sei il solito bastardo, come quando giocavamo.
– Mica vero, ero coriaceo ma corretto. Mai espulso, in tanti anni solo un giallo per proteste (sacrosante). Comunque non prendertela, dai, ti offro un caffè. E vedrai, magari prima o poi riuscirete a proporre qualcosa di decente, come certe tue punizioni di un tempo, si infilavano al sette che era una meraviglia…
– Ehhhh bei tempi quelli …
– A chi lo dici …