PROGETTO ITT E LICEO LINGUISTICOARTEMISIA GENTILESCHI:Una nuova visione del saper fare,saper pensare, saper essere

Luciana Mari e componenti della sezione Commissione per il sociale, Responsabile Sezione Commissione per il sociale del Centro Studi Fondazione Consulenti del Lavoro di Milano

Un giorno un re riunì alcuni ciechi e propose loro di toccare un elefante per constatare come fosse fatto. Alcuni afferrarono la proboscide e dissero: “Abbiamo capito: l’elefante è simile a un timone ricurvo”. Altri tastarono gli orecchi e dichiararono: “È simile a un grosso ventaglio”. Quelli che avevano toccato una zanna dissero: “Assomiglia a un pestello”. Quelli che avevano accarezzato la testa dissero: “Assomiglia a un monticello”. Quelli che avevano tastato il fianco dichiararono: “È simile a un muro”. Quelli che avevano toccato una gamba dissero: “È simile a un albero”. Quelli che avevano preso la coda dissero: “Assomiglia a una corda”. Ognuno era convinto della propria opinione. E, a poco a poco, la loro discussione divenne una rissa. Il re si mise a ridere e commentò: “Questi ciechi discutono e altercano. Il corpo dell’elefante è naturalmente unico, e sono solo le differenti percezioni che hanno provocato le loro diverse valutazioni e i loro errori”. (Buddha) “I ciechi e l’elefante” è una parabola che ha avuto origine nell’antico subcontinente indiano, da dove è stata ampiamente diffusa. È la storia di un gruppo di ciechi che non hanno mai incontrato un elefante prima e imparano a concettualizzarlo semplicemente toccandolo e mettendo a confronto le varie differenti esperienze che hanno dello stesso animale. Ogni cieco sente una parte diversa del corpo dell’elefante, ma solo una parte, come per esempio il lato o le zanne. Facendo ciò descrivono l’elefante in base alle loro esperienze limitate e le loro descrizioni dell’elefante differiscono l’una dall’altra. La morale della parabola è che gli esseri umani hanno la tendenza a rivendicare la verità assoluta sulla base delle loro esperienze limitate e soggettive, ignorando spesso il punto di vista delle altre persone che può essere altrettanto vero.

Anche quest’anno i Consulenti del Lavoro per il Sociale hanno voluto incontrare coloro che, come i ciechi della parabola, non hanno ancora visto il mondo del lavoro o ne hanno potuto percepire solamente rappresentazioni indirette e a volte distorte. Il gruppo cui si è cercato di dare una visione sincera e gentile, ma al contempo rigorosa e rispettosa delle regole di questo mondo del lavoro, è un gruppo di ragazzi e ragazze di III, IV e V dell’ITT e Liceo linguistico Gentileschi di Milano.

Come per i due anni precedenti i Consulenti del Lavoro si sono ritrovati nelle aule scolastiche per aiutare gli studenti a comprendere quelle conoscenze e competenze che la scuola ha proposto con un approccio didattico che ora si arricchisce con l’esperienza pratica.

Lo Studente, attore principale di questo progetto:

È stato formato sugli aspetti legali e disciplinari inerenti al rapporto di lavoro, sia esso autonomo che subordinato:

Ha ricevuto informazioni e spiegazioni, anche con laboratori pratici interattivi, su come spendere le proprie conoscenze ed apprenderne di nuove;

Ha appreso la differenza tra “dimostrare di conoscere” la Scuola e “risolvere un problema”, il Lavoro.

Ha preso conoscenza dell’importanza della dimensione relazionale/comunicativa nello svolgimento della prestazione lavorativa.

I Ragazzi, utilizzando una convincente metafora sportiva, hanno ben compreso come non sia possibile praticare uno sport di squadra senza conoscere il relativo regolamento e quindi come non sia possibile essere protagonisti del mondo del lavoro senza conoscere le norme che lo regolano, diritti sì ma soprattutto i doveri che ha il prestatore di lavoro.

“La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio.” Maria Montessori. Il gruppo dei Sociali dei Consulenti del lavoro di Milano ha svolto attività con gli Studenti dell’Istituto Gentileschi di Milano per cercare di accorciare questo esilio. (Stefano Guglielmi) Cosa avranno mai a che spartire i ragazzi e le ragazze di una scuola di città con quei misteriosi professionisti, sempre immersi nei loro conti e nei loro affari così complicati, così lontani dall’inconsapevole, brutale, spensieratezza di quella che col senno di poi si definisce “tenera età”? Praticamente due mondi alieni! D’altronde, è così facile stare ognuno sulla propria orbita. Si può vivere una vita intera senza conoscersi, passandosi accanto con indifferenza, ognuno ripiegato sul suo piccolo mondo, intento nei fatti suoi. Ma se si riesce a fare “il salto”, vincere la diffidenza, creare un contatto, ecco che può scoccare la scintilla della chimica: la curiosità avvampa, la luce si accende, un mondo nuovo si rivela ai nostri occhi! E negli occhi dell’altro, il mondo che abbiamo dentro di noi, anch’esso risplende della luce di un rinnovato entusiasmo. L’esperienza dei CdL all’istituto Gentileschi è servita a questo, a buttare giù il vetro a specchio tra i due mondi o per lo meno a renderlo meno impermeabile, così che i ragazzi e le ragazze potessero vedere com’è il mondo dei “grandi” in cui dovranno presto approdare, sentendosi compresi e rispettati, non respinti. (Stefano Sirocchi)

Confronto, rispetto, attrazione che derivano principalmente dalla conoscenza e dalla visione globale del sistema. Insieme agli studenti, ponendoci come ponte tra l’istruzione e il mondo professionale, abbiamo cercato di preparare gli studenti ad un futuro lavorativo più consapevole, cercando di costruire con loro una piccola ’Wikipedia’ del mondo del lavoro odierna in modo che avessero a disposizione i principali strumenti per valorizzare le loro prime esperienze. (Massimo Melgrati) Comprendendo che nell’ambiente giovanile l’insegnamento è percepito distaccato da sé, dagli altri o da ciò che si sta facendo è stato utile sensibilizzarli in aula evitando un insegnamento lineare docente/discente ma trovando una metodologia che di anno in anno viene corretta, snellita di parole, colorata di immagini e arricchita di suoni. Per la realizzazione del progetto e la sua più semplice comprensione abbiamo sfruttato la loro creatività. I ragazzi alla semplice domanda “cos’è il lavoro per voi?” hanno risposto disegnando, scrivendo, delineando così la loro visione “dell’elefante” basata sulla loro limitata esperienza …… ….Il metodo collaudato dalla Commissione Sociali, ossia quello di domandare ai ragazzi di trasporre nel disegno il proprio concetto del “lavoro”, a parte qualche débâcle, porta i suoi frutti, e consente di aprire con la Classe più tavoli di confronto, incentrati sulle esperienze svolte durante lo stage curricolare, oppure durante qualche lavoretto estivo, purtroppo non sempre gestito correttamente.

Rincuora vedere spuntare dalle tavole colorate l’ambizione, la voglia di lavorare in gruppo, il desiderio di esplorare il mondo lavorativo anche all’estero; suscitano in noi, Professionisti ormai adulti, qualche riflessione critica alcuni disegni che interpretano la consapevolezza dell’importanza di essere ragazzi autonomi, anche economicamente, di avere un introito stabile, di mantenere una certa serietà sul lavoro. È vero che traspare la voglia di vita spensierata al di fuori dell’orario lavorativo, ma emerge anche il senso di responsabilità verso sé stessi e verso le proprie famiglie. Ogni anno, è una esperienza immersiva, al termine della quale, probabilmente, la persona più arricchita sono proprio io. (Alessia Riva) Entrare a scuola e incontrare i ragazzi è un momento formativo anche per noi adulti. Le loro domande, i loro silenzi, i loro modi e le loro reazioni sono l’espressione di una forte esigenza di sapere che cosa li aspetta fuori dalla scuola o per chi ha già messo il piede nel mondo del lavoro, una richiesta di aiuto per diventare più consapevole dei propri diritti e doveri. I ragazzi sono comunque una grande risorsa e malgrado la paura e l’insicurezza per l’ignoto “universo-lavoro” hanno tanto da comunicarci. Credo quindi sia stata una grande esperienza e aiutare questi ragazzi a trovare le risposte sia comunque uno stimolo anche per noi stessi. (Valentina Fontana) Mi appassiona lavorare con i ragazzi e quando si riesce a catturare la loro attenzione è una meraviglia. Il progetto è calibrato con questo scopo e mixa nozioni tecniche a video e attività manuali. (Patrizia Masi) Fra i numerosi compiti sviluppati dalla Commissione Consulenti del Lavoro per il Sociale quello dell’Alternanza Scuola Lavoro ha consentito di coinvolgere Studenti e Docenti tramite concreti approfondimenti nei temi della legalità. Cioè nella questione più intima della nostra Professione che ha l’obbligo di posizionarsi naturalmente a custodia delle norme che garantiscono i valori della componente sociale rappresentata dal Lavoro. (Alessandro Cornaggia) Componente sociale che si estrinseca anche nel fare chiarezza ed aiutarli ad avere una visione ampia del mondo del lavoro non solo fatto di pregiudizi e falsi miti “un minore non può lavorare” si “è più liberi se non si istaura un rapporto di lavoro regolare” “lavorare in sicurezza non è poi così indispensabile” ma che è soprattutto fatto di chiarezza, correttezza e legalità.

Alternanza ovvero: apprendimento, scoperta e stupore che si susseguono nella crescita personale, facendoci diventare costruttori del proprio percorso. (Gabriele Badi)

Sensibilizzare i giovani, i lavoratori di domani, al lavoro etico e diffondere i principi di legalità è un’esperienza gratificante per noi Consulenti del Lavoro; di tutti i concetti espressi ne facessero tesoro anche della metà per noi sarebbe comunque il raggiungimento del risultato di aver lasciato un segno in queste ragazzi incontrati in aula. (Clara Rampollo e Luisa Beretta) Prima di questa esperienza pensavo che i ragazzi della loro età fossero più superficiali invece hanno fatto domande interessanti. Molte volte si sottovalutano e si generalizza. (Valentina Crippa) Anche quest’anno è stato un momento estremamente coinvolgente nel quale scuola, studenti e consulenti si sono incontrati e dove noi professionisti abbiamo continuato a sensibilizzare ambiti e tematiche inerenti al lavoro oltre a tratteggiare le opportunità che questo mondo presenta e continuerà a offrire soprattutto alle prossime generazioni. È pertanto il nostro messaggio generazionale offerto ai giovani studenti sui loro prossimi approcci lavorativi e professionali, nella speranza di aver ispirato messaggi e introdotto prospettive utili all’ingresso in una loro ormai imminente nuova dimensione: IL LAVORO. (Stefano Lunghi) Il lavoro per me è passione, ricerca continua e costante, confronto e responsabilità. Quanto all’esperienza svolta al Gentileschi è sicuramente un primo approccio per i ragazzi al mondo e soprattutto alle regole del mondo del lavoro, io credo di più nella pratica e quindi vorrei che tornassimo alla vera alternanza scuola lavoro cosicché i ragazzi abbiano almeno idea di quello che vogliamo trasmettere loro e in questo l’aiuto deve venire proprio dal mondo scolastico e dalle aziende! Buona parte dell’esito del progetto la fa, come in ogni cosa, la partecipazione attiva dei ragazzi, più loro sono curiosi, si mettono in gioco e hanno voglia di sapere e più noi sappiamo di aver lasciato un piccolo seme nelle loro menti e forse coscienze. (Veronica Pagano) Chi non si sforza di avere della realtà una visione più ampia possibile, ma si accontenta degli aspetti separati e parziali senza metterli in relazione tra loro, si comporta come i ciechi della parabola. Egli potrà conoscere a fondo tutte le righe della zampa dell’elefante, ma non vedrà mai l’animale intero, anzi, non saprà mai che esiste un simile animale. Non ci resta che ringraziare della disponibilità alla collaborazione, dell’istituto Gentileschi. (Commissione Consulenti del Lavoro per il Sociale)


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