MILANO, LA SFIDA DELL’INCLUSIONE LAVORATIVA: numeri significativi di persone con disabilità al lavoro nel 2024, ma la strada è ancora lunga

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CRESCONO GLI INSERIMENTI, MA PERSISTONO CRITICITÀ STRUTTURALI NEL SISTEMA DI COLLOCAMENTO MIRATO

In un panorama lavorativo in continua evoluzione, i Consulenti del Lavoro si trovano in prima linea nel processo di trasformazione verso un mercato più inclusivo. Non sono solo tecnici che gestiscono adempimenti normativi, ma veri e propri facilitatori di cambiamento culturale, capaci di guidare le aziende verso l’adozione di politiche inclusive efficaci e sostenibili. Il loro ruolo strategico emerge chiaramente dall’analisi dei dati sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità nella provincia di Milano1 , dove la crescita quantitativa deve essere accompagnata da un salto qualitativo nelle pratiche aziendali. La provincia di Milano ha registrato nel 2024 un significativo incremento negli inserimenti lavorativi di persone con disabilità, raggiungendo quota 4.542 nuovi ingressi nel mondo del lavoro attraverso la Legge n. 68/1999. Un risultato che segna una crescita del 19,4% rispetto al 2022, quando gli inserimenti erano stati 3.804. Dietro questi numeri positivi, però, fanno capolino ancora criticità strutturali che richiedono una riflessione sulla efficacia reale delle politiche di inclusione lavorativa.

UN TREND IN CRESCITA CHE FA BEN SPERARE

I dati emersi dall’analisi delle “Domande collocamento” forniscono un quadro incoraggiante dell’evoluzione del mercato del lavoro per le persone con disabilità nella provincia milanese. Il trend di crescita è stato costante: dai 3.804 inserimenti del 2022 ai 4.272 del 2023, fino ai 4.542 del 2024. Una progressione che testimonia sia una maggiore sensibilità delle aziende verso l’inclusione, sia probabilmente l’efficacia di alcune misure di sostegno. La distribuzione per genere mostra un sostanziale equilibrio, con 2.399 inserimenti maschili (52,8%) e 2.143 femminili (47,2%), indicando che le politiche di inclusione non presentano discriminazioni significative di genere (anche se va comunque registrato un certo sbilanciamento a sfavore delle donne). Un dato, nel complesso, positivo che riflette l’universalità degli strumenti di sostegno previsti dalla normativa. L’analisi per fasce d’età rivela caratteristiche interessanti del mercato del lavoro inclusivo milanese. La fascia più rappresentata è quella dei 25-34 anni con 1.195 inserimenti (26,3%), seguita dai 45-54 anni (1.070 inserimenti, 23,6%) e dai 35-44 anni (1.007 inserimenti, 22,2%). Significativo il dato degli over 55, che rappresentano il 18,6% degli inserimenti (846 persone), mentre i giovani tra 15-24 anni costituiscono solo il 9,3% del totale (424 inserimenti). Questo profilo demografico suggerisce che il collocamento mirato intercetta principalmente persone adulte, probabilmente con disabilità acquisite durante il percorso lavorativo o persone che hanno affrontato un reinserimento professionale. La bassa incidenza dei giovanissimi potrebbe indicare la necessità di potenziare i programmi di transizione scuola-lavoro e di orientamento professionale precoce. Dal punto di vista settoriale, il terziario si conferma il grande protagonista con 2.507 inserimenti (55,2%), un dato che rispecchia l’evoluzione generale del mercato del lavoro milanese. L’industria mantiene comunque un peso significativo con 1.604 inserimenti (35,3%), dimostrando che il settore produttivo tradizionale resta un importante bacino di opportunità per le persone con disabilità. Residuali invece gli inserimenti nelle costruzioni (117, pari al 2,6%) e nell’agricoltura (42, lo 0,9%), mentre la categoria “altro” raccoglie 272 inserimenti (6,0%), probabilmente riferiti a settori emergenti o forme di lavoro non facilmente classificabili. Se i numeri complessivi sono incoraggianti, l’analisi delle tipologie contrattuali evidenzia alcune criticità strutturali. Il 50,5% degli inserimenti (2.292) avviene attraverso contratti a tempo determinato, mentre solo il 27,6% (1.252) ottiene un contratto a tempo indeterminato. Una precarietà che si riflette anche nell’orario di lavoro: il 55,3% dei contratti è part-time (2.512), contro il 42,1% di full-time (1.914). Questi dati sollevano interrogativi sulla qualità dell’inclusione lavorativa. Se da un lato la flessibilità contrattuale può rappresentare un primo approccio al mondo del lavoro, dall’altro la prevalenza di contratti precari e part-time potrebbe limitare l’autonomia economica delle persone con disabilità e la loro piena integrazione sociale. Il rovescio della medaglia è rappresentato dalle cessazioni, che nel 2024 hanno raggiunto quota 1.307 (664 uomini e 643 donne), pari a un tasso del 28,8% rispetto ai nuovi inserimenti. Un dato significativo che potrebbe essere la spia di difficoltà nel mantenere stabili i rapporti di lavoro che, in assenza di indicazioni circa la causa delle cessazioni, rende più difficile sviluppare una valutazione nel merito. Non sapere se si tratti di dimissioni volontarie, licenziamenti, scadenze naturali di contratti o trasferimenti rende difficoltoso elaborare strategie efficaci di retention e di miglioramento delle condizioni lavorative.

RIFLESSIONI SU UN SISTEMA PIÙ EFFICACE

Per migliorare l’efficacia delle politiche di inclusione lavorativa, potrebbe essere efficace incentivare la trasformazione dei contratti precari in stabili, attraverso (ulteriori) sgravi fiscali/contributivi specifici per le aziende che assumono a tempo indeterminato persone con disabilità e programmi di accompagnamento post-inserimento. Inoltre, il basso tasso di inserimenti tra i 15-24 anni spinge nella direzione di un rafforzamento dei programmi di transizione scuola-lavoro e di orientamento professionale precoce, in collaborazione con gli istituti scolastici e i centri di formazione professionale. Necessario appare anche superare la logica del “posto riservato” per abbracciare un approccio che valorizzi le competenze specifiche delle persone con disabilità, attraverso programmi di formazione mirati e matching più efficaci tra domanda e offerta di lavoro. In questo contesto, le imprese avranno bisogno di maggiore supporto tecnico e formativo per creare ambienti di lavoro inclusivi e sostenibili. Programmi di consulenza specializzata e incentivi per l’adeguamento degli spazi di lavoro possono fare la differenza.

UNA SFIDA CHE RIGUARDA TUTTI, IN PRIMIS I CONSULENTI DEL LAVORO

I dati della provincia di Milano mostrano che l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità sta progredendo, ma la strada è ancora lunga. La crescita quantitativa degli inserimenti è un segnale positivo che potrebbe essere amplificato laddove accompagnato da un salto di qualità nelle politiche di sostegno. L’obiettivo non può essere solo quello di raggiungere le quote previste dalla legge, ma di creare un mercato del lavoro realmente inclusivo, dove le persone con disabilità possano esprimere pienamente le proprie potenzialità professionali e contribuire allo sviluppo economico e sociale del territorio. La sfida dell’inclusione lavorativa non riguarda solo le persone con disabilità, ma l’intera comunità. Un mercato del lavoro più inclusivo è anche più innovativo, resiliente e capace di valorizzare tutte le diversità. I dati di Milano mostrano che la direzione è quella giusta, ma serve un impegno collettivo per trasformare i numeri in vere opportunità di vita e di realizzazione personale. In questo scenario di trasformazione, i Consulenti del Lavoro rappresentano una risorsa strategica non sempre apprezzata o financo sconosciuta. La loro posizione privilegiata di interlocutori diretti delle aziende li rende protagonisti naturali del cambiamento verso pratiche più inclusive. Non si tratta solo di garantire il rispetto degli obblighi normativi previsti dalla Legge n. 68/1999, ma di diventare veri e propri “architetti dell’inclusione”, capaci di progettare percorsi di inserimento sostenibili e di qualità. Il Consulente del Lavoro può accompagnare le aziende nella comprensione che l’inclusione lavorativa non è un costo da sostenere, ma un investimento in competenze, diversità e innovazione. Attraverso la sua consulenza specializzata, può aiutare le imprese a identificare i profili più adatti alle specifiche esigenze produttive, facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, progettare percorsi di inserimento graduali e supportare l’adattamento degli ambienti di lavoro. Ma il suo ruolo va oltre la dimensione tecnica. I Consulenti del Lavoro sono agenti di cambiamento culturale, capaci di diffondere nelle aziende una mentalità inclusiva che supera i pregiudizi e valorizza le potenzialità di ogni persona. Possono promuovere buone pratiche, facilitare la condivisione di esperienze positive tra le aziende clienti e contribuire a creare una rete territoriale di imprese sensibili all’inclusione. La crescita degli inserimenti registrata a Milano dimostra che quando competenza tecnica e sensibilità culturale si incontrano, i risultati arrivano. Ora è il momento di consolidare questo trend facendo del Consulente del Lavoro non solo un garante del rispetto normativo, ma un vero partner strategico per costruire un futuro lavorativo più giusto e inclusivo per tutti.

VERSO UNA NUOVA STAGIONE: IL DECRETO LEGISLATIVO N. 62/2024 E LE PROSPETTIVE FUTURE

Non va dimenticato che il quadro normativo dell’inclusione lavorativa si è arricchito di una svolta epocale con il Decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, che ridefinisce completamente l’approccio alla disabilità secondo i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Questa “rivoluzione copernicana”, come è stata definita dagli esperti, abbandona il modello biomedico incentrato sulla patologia per abbracciare un approccio biopsicosociale che considera la persona nella sua interazione con l’ambiente. L’Inps, nel breve, sarà chiamato a gestire un procedimento unificato di valutazione che sostituirà le molteplici procedure attualmente frammentate: il cuore della riforma è il “progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato”, strumento che mette la persona con disabilità al centro delle decisioni che la riguardano, superando la logica assistenzialistica per abbracciare quella dell’autodeterminazione. I dati positivi registrati a Milano nel 2024 assumono una valenza ancora più significativa in questo contesto di transizione normativa. La presenza di un rappresentante dei servizi per l’inserimento lavorativo nella valutazione multidisciplinare del progetto di vita evidenzia come l’ambito lavorativo diventi parte integrante di un approccio olistico alla disabilità. L’introduzione dell’accomodamento ragionevole come obbligo per tutti i soggetti pubblici e privati rappresenta una leva fondamentale per migliorare la qualità degli inserimenti lavorativi. La sperimentazione del decreto in diverse province italiane in atto da diversi mesi offre ai consulenti del lavoro l’opportunità di prepararsi al cambiamento. La nuova normativa richiederà competenze specifiche nel supportare le iende nell’implementazione di accomodamenti ragionevoli e nella comprensione dei nuovi strumenti valutativi basati sì su ICD9 (diagnosi medica) in combinazione con ICF – valutazione del funzionamento e della partecipazione sociale della persona al fine di garantire una visione complessiva della salute e del benessere della persona con disabilità – e WHODAS – (strumento di valutazione della disabilità), sistemi, questi, che analizzano come la persona funziona nella vita reale. Profili ICF e punteggi WHODAS che dovranno essere tradotti in azioni pratiche anche per le aziende. Azioni sulle quali può e deve intervenire il Disability manager, figura specializzata sulla inclusione specifica delle persone con disabilità e che può essere incardinata anche nel Consulente del Lavoro, ove opportunamente formato. Il progetto di vita potrà includere “strumenti di sostegno personalizzati e atipici” che si collocano al di fuori delle azioni esistenti, aprendo scenari inediti di personalizzazione degli interventi di inclusione lavorativa. Questo significa che ogni inserimento potrà essere “cucito su misura” sulla persona e sul contesto aziendale, superando la logica del “posto riservato” per abbracciare quella del matching perfetto.

CONCLUSIONE

La riforma rappresenta una sfida di sistema che richiede un coordinamento tra diversi ambiti e strumenti, superando la frammentazione attuale. I Consulenti del Lavoro, con la loro posizione di ponte tra normativa e pratica aziendale, possono diventare interpreti privilegiati di questa trasformazione, contribuendo a tradurre i principi innovativi del decreto in prassi concrete e sostenibili. Il futuro dell’inclusione lavorativa si delinea quindi come un percorso che unisce crescita quantitativa – come dimostrano i dati milanesi – e qualitativa, attraverso strumenti normativi più avanzati e personalizzati. Una sfida che richiede preparazione, competenza e, soprattutto, la capacità di immaginare un mercato del lavoro davvero inclusivo per tutti.

UN’OPPORTUNITÀ DI CONFRONTO CONCRETO: L’ESPERIENZA DEL JOB PLACEMENT NETWORK

Proprio in questa direzione si inserisce l’importante momento di riflessione che si terrà il 28 ottobre 2025 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nell’ambito del convegno “Nuovi Spazi di Economia Civile – sfide, successi e nuove strade per l’inclusione lavorativa”, promosso dal Job Placement Network in collaborazione con l’Ordine provinciale dei Consulenti del lavoro e l’Ancl Up Milano. L’iniziativa rappresenta un’occasione preziosa per confrontarsi su esperienze concrete di inclusione lavorativa che dimostrano come teoria e pratica possano efficacemente incontrarsi. Il Job Placement Network ha infatti realizzato in due anni 50 nuovi contratti di lavoro attraverso 30 commesse secondo la normativa ex L. n. 68/99, testimoniando che percorsi innovativi di collaborazione tra cooperative, enti pubblici e privati possono generare risultati tangibili e sostenibili. L’evento offre l’opportunità di ascoltare le voci dirette dei protagonisti di questo percorso – lavoratori, aziende, operatori del settore – e di confrontarsi con esperienze internazionali, come quella della delegazione giapponese di Persol Nextage Co Ltd, che promuove in Giappone progetti analoghi di accompagnamento e formazione per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Per i Consulenti del Lavoro, che sempre più si configurano come “architetti dell’inclusione”, questo appuntamento rappresenta un momento formativo qualificato – l’evento è infatti accreditato per l’ottenimento dei crediti formativi obbligatori – ma soprattutto un’occasione di confronto pratico su come tradurre i principi dell’inclusione in azioni concrete e misurabili. Un’opportunità per costruire insieme quella rete territoriale di competenze e sensibilità che può fare la differenza nel trasformare i numeri positivi registrati a Milano in un modello replicabile e sostenibile per tutto il territorio nazionale.

1. L’analisi si basa sui dati del monitoraggio regionale sull’attuazione della Legge n. 68/1999 nella provincia di Milano per l’anno 2024 e dei due anni precedenti.

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