LEGGE DELEGA N. 144/2025 SU CONTRATTAZIONE COLLETTIVA E SALARI*
Luca di Sevo, Consulente del Lavoro in Bollate (Mi)
Contenuto dell'articolo
T. Treu si confronta con la legge delega n. 144/2025
L’articolo del Prof. Tiziano Treu analizza la Legge delega n. 144 del 26 settembre 2025 in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva, una normativa che introduce in Italia una forma di trattamento salariale minimo. L’intervento legislativo risponde alle sollecitazioni internazionali (OIL e Direttiva UE 2022/2041) e affronta una questione da tempo dibattuta nel contesto italiano, dove i salari risultano tra i più bassi in Europa e faticano a tenere il passo con l’inflazione. La Legge n. 144/2025 sceglie di non definire per legge un salario minimo adeguato, ma di rafforzare la contrattazione collettiva attraverso criteri che riconoscano l’applicazione dei trattamenti minimi economici complessivi previsti dai contratti collettivi nazionali maggiormente applicati. La normativa non si applica ai dipendenti pubblici, già tutelati da normative specifiche. Le disposizioni cardine della legge prevedono che il Governo definisca per ciascuna categoria di lavoratori i contratti collettivi maggiormente applicati, affinché il loro trattamento economico minimo costituisca la condizione economica da riconoscere ai lavoratori della stessa categoria. Si stabilisce così un’estensione erga omnes dei trattamenti economici minimi fissati dai contratti nazionali di categoria, scelta già seguita in altri casi e ritenuta dalla Corte costituzionale non incompatibile con l’art. 39 della Costituzione. Alcune problematiche potrebbero insorgere riguardo alle aree di lavoratori poco tutelati (vigilanza privata, ristorazione, servizi di cura e logistica). L’Autore evidenzia come l’individuazione dei contratti attraverso il criterio della “numerosità delle applicazioni” rappresenti un cambiamento discutibile rispetto alla tradizione italiana che ha sempre fatto riferimento alle organizzazioni “maggiormente rappresentative”. Il numero delle adesioni non è di per sé un indicatore di rappresentatività né di corrispondenza agli interessi dei lavoratori, e può prestarsi a distorsioni, favorendo contratti con condizioni convenienti per le imprese ma sotto gli standard costituzionali. Esempi noti sono il contratto multiservizi e quello della vigilanza privata, quest’ultimo censurato dalla Cassazione per retribuzioni in contrasto con l’art. 36 Cost. La legge prevede strumenti innovativi per sostenere il rinnovo dei contratti collettivi entro i termini, con possibili incentivi per bilanciare la riduzione del potere di acquisto. In caso di contratti scaduti e non rinnovati, è previsto l’intervento del Ministero del Lavoro con l’adozione di misure concernenti i trattamenti economici minimi. Questo potere ministeriale ha carattere eccezionale e potrebbe sollevare riserve di opportunità e legittimità costituzionale, che potrebbero essere superate stabilendo nei decreti delegati garanzie procedurali con il coinvolgimento delle parti sociali. Un aspetto ulteriore riguarda la promozione della contrattazione di secondo livello per far fronte alle esigenze diversificate derivanti dalle differenze territoriali del costo della vita. Questa previsione spinge la contrattazione territoriale a stabilire diversità del costo del lavoro su base territoriale, aspetto tradizionalmente osteggiato dal sistema italiano e definito come “gabbie salariali”. La norma è destinata a sollevare discussioni e contrasti tra le parti sociali, con possibili divisioni tra le maggiori Confederazioni sindacali. In conclusione, la Legge n. 144/2025 rappresenta un intervento significativo che rompe una lunga inerzia legislativa italiana sulla questione salariale. La scelta di privilegiare la via contrattuale rispetto a quella legislativa è coerente con la tradizione del Paese, ma presenta criticità importanti, soprattutto nell’individuazione dei contratti collettivi di riferimento attraverso il criterio della numerosità applicativa anziché della rappresentatività delle organizzazioni sindacali e datoriali. L’attuazione della legge attraverso i decreti delegati sarà cruciale per ridimensionare le criticità evidenziate, in particolare stabilendo garanzie procedurali per gli interventi ministeriali e chiarendo la portata del “trattamento economico minimo complessivo”. La legge introduce inoltre disposizioni per migliorare la conoscenza e il controllo delle dinamiche contrattuali, in linea con le recenti Direttive europee, attraverso la razionalizzazione delle comunicazioni e il perfezionamento delle attività di ispezione per il contrasto del lavoro sommerso.
* Sintesi dell’articolo pubblicato in D&PL, 40/2025, pag. 2283 dal titolo Legge delega su Contrattazione collettiva e salari