Sullo Smartworking, ovvero l’infelice locuzione tutta italiana, che il nostro Legislatore ha scelto per identificare il lavoro svolto da “remoto” in modalità “flessibile” (“smart” letteralmente “intelligente”), si è tanto discusso in questi ultimi anni, complice la pandemia, ormai è una modalità di lavoro molto diffusa ed è diventato un “benefit” che pesa quasi più dell’aspetto economico nel valutare nuove offerte di lavoro, rendendo di fatto le aziende che non lo consentono “poco appetibili” per chi è in cerca di nuove opportunità, soprattutto tra i giovani. Sono queste tutte riflessioni già ampiamente note, ma un aspetto sul quale vorrei soffermarmi in queste righe è l’impatto che il lavoro da remoto potrebbe avere sullo sviluppo del nostro Sud Italia alla luce dell’attuale contesto economico e sociale. Il Sud, infatti, potrebbe trarre significativi vantaggi dalla diffusione massiva dello Smartworking, contribuendo a risolvere, almeno in parte, problemi storici come lo spopolamento delle città, la fuga dei talenti e la mancanza di opportunità sui alcuni territori. Durante gli anni della pandemia l’occasione è stata persa, la politica non ha saputo cogliere questa possibilità, tuttavia attualmente si stanno ri-creando le condizioni per una nuova spinta verso la diffusione di quello che è stato definito il “Southworking” ovvero il lavoro dal Sud e da remoto per aziende del Nord. Parto da alcune premesse per analizzare quali aspetti hanno portato alla situazione attuale. Al Nord le imprese fanno sempre più fatica a reperire personale, specialmente se specializzato, mentre al Sud risulta ancora difficile accedere al mondo del lavoro con contratti stabili ed economicamente accettabili. Questa situazione ha generato una vera e propria migrazione di massa dal Sud verso il Nord, con la conseguenza di città sempre più svuotate delle giovani generazioni e famiglie sempre più disgregate. Tuttavia attualmente ci troviamo di fronte ad una inversione di tendenza complice il “caro vita” generato dall’inflazione e una diversa concezione della vita lasciataci in eredità dalla recente esperienza dalla pandemia globale. L’INFLAZIONE Il costo della vita nelle grandi città del Nord Italia è diventato insostenibile, con stipendi sempre più svuotati del loro potere di acquisto. Queste oggettive difficoltà di far fronte alle spese (si pensi anche solo a quanto costa affittare un appartamento non solo in città ma anche in provincia), hanno dato una frenata al fenomeno della migrazione di massa rendendo la ricerca di personale per le imprese ancora più difficile in quanto privata della forza lavoro che fino a poco tempo fa derivava dalla migrazione dal Sud Italia. Per questo molte aziende, soprattutto in alcune aree geografiche, sono state costrette ad aumentare gli stipendi per adeguarli al “caro vita”, con conseguente aumento dei costi sostenuti per il personale. Ma l’aumento dei prezzi e l’inadeguatezza degli stipendi non ha solo dato una frenata al fenomeno della migrazione di massa, ma sta portando a chi già vive nei grandi centri urbani a spostarsi in luoghi dove il costo della vita è più basso.
IL RITORNO A RITMI MENO FRENETICI
Da ultimo, l’esperienza recente della pandemia ha in molti generato il desiderio di abbandonare i ritmi pressanti delle grandi città, creando l’esigenza di una vita “lenta” e più a contatto con la natura. Sono molti i lavoratori che, stanchi dei ritmi frenetici della vita nelle grandi città del Nord, come gia’ evidenziato sopra, ad oggi sceglierebbero, avendone la possibilità, di trasferirsi in aree meno congestionate e più vivibili del Sud, magari avvicinandosi alla propria famiglia di origine. Non solo quindi una questione economica ma anche e forse soprattutto affettiva che consentirebbe a molte famiglie di ricongiungersi e alle città del Sud di ripopolarsi.
MA QUALI SONO I VANTAGGI PER LE AZIENDE?
Per le imprese, lo Smartworking rappresenta sicuramente un’opportunità per aumentare la fidelizzazione dei dipendenti nonché il potere d’acquisto degli stipendi. Concedere la possibilità di un lavoro full remote sarebbe come dare un aumento consistente a costo zero per l’azienda, oltre ad essere percepito come un grande beneficio, che migliora il benessere e la soddisfazione del lavoratore. Questo si traduce in una maggiore lealtà verso l’azienda e una riduzione del turnover, con conseguente risparmio sui costi di reclutamento e formazione. Inoltre, un dipendente soddisfatto e motivato è generalmente più produttivo e incline a contribuire positivamente alla crescita dell’azienda. Non da ultimo, il dipendente fidelizzato e soddisfatto difficilmente accetterà nuove opportunità di lavoro. Il tempo e la flessibilità di poter scegliere dove vivere sono beni che non hanno un prezzo. Un ulteriore vantaggio, non di poco conto, è rappresentato da numerosi incentivi contributivi e fiscali per le imprese che assumono lavoratori residenti in aree svantaggiate (“Zes” ovvero Zone Economiche Speciali) o che decidono addirittura di aprire nuove sedi in tali aree. Tali incentivi rendono il Sud un’opzione fiscalmente vantaggiosa per le aziende, che possono contare su una riduzione dei costi operativi e sul più facile reperimento di forza lavoro dovuto a tassi di disoccupazione molto più elevati, per questo motivo si dovrebbe puntare molto (tutto?!) sulla formazione professionale per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Da ultimo ci tengo a sottolineare anche un impatto positivo sulla sostenibilità ambientale, tema “caldo”, nonché una delle grandi sfide dei prossimi anni per chi vuole continuare a fare impresa, in quanto grazie allo Smartworking si riducono i viaggi di lavoro e i pendolarismi quotidiani, riducendo le emissioni di CO2 e il traffico urbano. Con lo Smartworking vincono tutti insomma, aziende, dipendenti e ambiente. Tuttavia ci sono delle criticità da affrontare e che la nostra classe dirigente deve essere in grado di cogliere e gestire: – L’inadeguatezza delle infrastrutture: molte aree del Sud Italia potrebbero non avere ancora le infrastrutture necessarie per supportare efficacemente lo Smartworking, come connessioni Internet affidabili e veloci. Per questo si rendono necessari al più presto investimenti mirati. – Formazione e competenze digitali: È fondamentale investire nella formazione per sviluppare le competenze digitali necessarie per il lavoro da remoto. – Isolamento sociale: Lo Smartworking può portare a un senso di isolamento tra i lavoratori, che potrebbe essere particolarmente sentito in aree con meno opportunità di socializzazione e networking. In questo la politica locale potrebbe intervenire creando degli spazi di coworking, quasi totalmente assenti al Sud, che permetterebbero agli smartworker di socializzare con altri professionisti (creando anche nuove sinergie e nuove idee per progetti lavorativi) e di separare fisicamente lo spazio lavorativo da quello privato. – Adattamento delle aziende: Le aziende devono adattare le loro strutture organizzative e processi per consentire uno svolgimento efficiente del lavoro anche da remoto.
CONCLUSIONI
Lo Smartworking ha dato una spinta ad invertire la tendenza alla migrazione di massa, offrendo la possibilità a molti lavoratori di rientrare nelle loro regioni d’origine senza rinunciare a opportunità di carriera. Questo ritorno non solo arricchisce il tessuto sociale e culturale delle comunità locali, ma rafforza anche il tessuto economico, con un incremento delle competenze e delle opportunità su territori storicamente difficili. Non solo ma ha anche acceso un faro sulle molteplici possibilità che può offrire il nostro Sud dal punto di vista non solo del capitale umano ma anche dal punto di vista degli incentivi economici e fiscali. Non di certo senza risvolti negativi che richiedono investimenti ingenti e urgenti per la creazione di infrastrutture e servizi adeguati a rendere alcune aree ancora più attrattive per le imprese. Una opportunità che la politica e la nostra classe dirigente negli anni della pandemia non ha saputo cogliere e che non può permettersi di perdere rimettendo tutto nelle mani dei singoli. Questa volta ci auguriamo interventi mirati ed efficaci, il rilancio del Sud Italia è interesse di tutti in questo Paese, non solo per chi ci vive.