Il trattamento di fine rapporto è istituto antico, e forse probabilmente superato in una moderna visione delle dinamiche retributive.
Spesso la sua finalità previdenziale si è trasformata nel mero accumulo di un “tesoretto” alla cessazione del rapporto, che non di rado crea problemi finanziari alle imprese o, in caso di fallimento o insolvenza, alla collettività.
La stratificazione e frammentazione normativa del TFR – passata dalla prima formulazione codicistica alla riforma del 1982, fino all’attuale attrazione nella previdenza complementare e, ultima non felice invenzione, nella QUIR – ne rende spesso non facile la determinazione concreta, compressa fra il testo di legge e i riferimenti della contrattazione collettiva, frammentari, non sempre chiari e molto differenziati fra loro. Il tutto con frequenti incursioni interpretative della giurisprudenza a rendere un quadro generale di elevata complessità.
La caratteristica peculiare di questo lavoro, che il nostro Centro Studi offre come contributo di analisi e prospettiva, è quello di offrire, insieme ad una ricostruzione sintetica della norma e delle principali problematicità interpretative, una tabella con una disamina analitica e puntuale (aggiornata al giugno 2017), in forma di tabella di facile consultazione, delle statuizioni in materia di TFR contenute nei principali contratti collettivi nazionali.
Chi conosce la materia sa che non sempre la stesura di un contratto collettivo è piana e lineare e che i rimandi ad un determinato istituto sono spesso tutt’altro che sistematici e disseminati nel testo di un contratto e dei suoi rinnovi, tanto che solo un lavoro certosino può tentare un ricostruzione sistematica e completa.