Il punto

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Come oramai da qualche anno, è consuetudine per la nostra categoria incontrarsi per la Summer School a Treia, in provincia di Macerata, delizioso borgo medioevale, cerniera tra un mondo antico e un mondo proiettato sul futuro. Un futuro – della categoria – sul quale l’Ordine di Milano ha aperto, anche in vista dell’appuntamento della Summer School, un dibattito interno che ha toccato numerosi temi partendo da un dato storico riguardante la Legge n. 12/1979, istitutiva del nostro ordine, che ha tagliato il traguardo dei 40 anni e sul quale si tornerà poco oltre.

Quella del 2018 è la sesta edizione della Summer School, prevista nei giorni dal 30 agosto al 1° settembre, e vede impegnati in modo particolare i Presidenti dei Consigli provinciali e i Dirigenti nazionali di categoria nella discussione ed elaborazione di strategie utili per dare risposte adeguate alle esigenze delle imprese e del mercato del lavoro.

I temi sui quali viene chiesto di dare un contributo ai 106 Dirigenti sono i seguenti: il ruolo del Consulente del Lavoro, l’importanza della comunicazione istituzionale e del marketing professionale, la gestione dei rapporti con il Legislatore e gli Enti pubblici, la formazione e gli insegnamenti da trasmettere ai praticanti, gli strumenti di promozione della professione messi a disposizione dalla Fondazione Studi, i nuovi obiettivi della Fondazione Consulenti per il Lavoro, il sostegno all’ampliamento e all’informatizzazione delle attività di studio attraverso i servizi promossi dall’Enpacl e dalla Fondazione UniversoLavoro.

Le riflessioni della tre giorni saranno poi condivise con i 27000 Consulenti del lavoro attivi sul territorio nazionale con l’obiettivo di rendere ciascun iscritto all’Ordine – dal praticante al giovane abilitato fino al professionista più esperto – capace di trasformare quel ricco bagaglio professionale di cui dispone in nuove opportunità di lavoro e di sviluppo dello studio.

Operativamente, i partecipanti svilupperanno le proprie riflessioni e gli interventi utilizzando il metodo host – open space technology – un sistema innovativo che stimolerà idee, confronti e proposte sui temi centrali per la categoria e che convoglieranno nella “Carta di Treia” che si prefigge l’ambizioso obiettivo di diventare “un manifesto sul futuro della professione” e che sarà presentato a conclusione dei lavori.

Il CPO di Milano, in vista dell’incontro, ha avviato le riflessioni al proprio interno e qualche. Sicuramente il momento storico è propizio per effettuare un’analisi sulla portata della legge 12 e soprattutto per fermarsi e valutare se è ancora attuale o se necessita di qualche modifica. Modifiche che si palesano necessarie e non procastinabili per fronteggiare efficacemente le sfide che la Categoria deve affrontare, rectius, sta già affrontando. Le sfide portano con sè inevitabilmente dei cambiamenti….Professione che cambia significa anche operare un cambiamento istituzionale della struttura del nostro ordine? L’attuale organizzazione su base provinciale è adeguata alle nostre sfide?

Ma da dove nasce l’esigenza di cambiamento?

La quotidiana osservazione degli scenari di lavoro che i Consulenti del lavoro devono gestire ci dice che la presenza, l’impulso, il condizionamento operato dalla tecnologia è sempre più forte e pressante.

L’onda tecnologica – in rapidissima ed inarrestabile evoluzione – travolge tutti gli ambiti professionali gestiti dai Consulenti del lavoro. Si pensi, giusto per fare qualche esempio, al trattamento delle presenze e delle retribuzioni sul libro unico del lavoro, alla digitalizzazione dei dati e alla loro gestione attraverso l’impiego di algoritmi; alla gestione dei dati sulle assenze per malattia da parte dell’Inps o delle denunce nel settore agricolo; alla fatturazione dei soggetti con partita IVA che presto passerà tutta sul digitale. Un mondo del lavoro fatto di dati, numeri, flussi telematici, algoritmi, blockchain che gestiscono contratti di lavoro standard senza l’ausilio di un'”interfaccia umana”….. i consulenti del lavoro sono pronti, anche economicamente, per rispondere adeguatamente ad un processo evolutivo che verrà gestito (anche o forse addirittura soprattutto) dai grandi gruppi di elaborazione dotati di mezzi sicuramente differenti? Occorre prevedere anche nuovi interventi formativi per stare al passo con i tempi: la formazione del capitale umano passerà sempre più attraverso i canali on line.

L’altro grande item emerso dalle riflessioni interne concerne il tema della legalità, tema sul quale è stato posto fortemente l’accento dal presidente del CPO di Milano, Potito di Nunzio, in occasione del giuramento dei Consulenti del lavoro neo abilitati (v. Sintesi di luglio 2018) e oggetto di dibattito anche durante il recente Festival del lavoro che si è svolto a fine giugno nel capoluogo lombardo. Una grossa funzione professionale ed in particolare dei Consulenti del lavoro può essere quella di svolgere una funzione di garanzia, a cavallo fra la tutela del cliente e quella della pubblica amministrazione. Vanno rafforzati meccanismi che portano alla certificazione dei contratti e all’asseverazione.

Il CPO di Milano non si è posto, tuttavia, solo domande, ma ha anche cercato di dare delle risposte e profilare delle soluzioni che non possono che partire da una revisione della nostra legge n. 12 soprattutto sul piano istituzionale. Un’affermazione severa e importante ma necessaria se non ci si vuole arrendere ad una prospettiva di débȃacle della categoria, e dotata di grande spirito pratico e lungimirante che punta ad una figura professionale più evoluta e al passo con le sfide che dobbiamo affrontare.

Un ”Ordine 2.0” – Doppia abilitazione e nuovi controlli da autority del mercato.

Queste le parole chiave che connotano le azioni da compiere. Dunque, in sintesi:

– formazione per tutti e controlli severi: chi svolge la professione di Consulente del lavoro, a qualunque albo sia iscritto, deve svolgere la formazione prevista per tale attività (con criterio di reciprocità fra gli ordini). Formazione e controllo con conseguenti sanzioni per la mancata formazione;

– introduzione di una abilitazione per gli amministratori del personale compresi i direttori del personale: l’idea è quella di dare corpo e un riconoscimento formale a professionisti amministrativi che svolgono attività amministrativa con riferimento alla esperienza maturata nel settore;

– previsione di una abilitazione “forte” per il professionista laureato, conseguita dopo un periodo di praticantato e un esame di Stato. L’abilitato o il laureato che oltre a svolgere l’attività di amministrazione vuole dedicarsi anche alla professione di Consulente del lavoro che concerne tutti i nuovi servizi legati al possesso di credenziali nei confronti dell’amministrazione pubblica, Politiche attive, ecc., deve aver superato un esame ed essere iscritto nella categoria di professionista del lavoro. I compiti riservati al professionista (In via esclusiva) – unico referente professionale del datore di lavoro – si concentreranno sul controllo dei contratti, (Asseco), sulla gestione di procedure di due diligence, sullo sviluppo delle credenziali necessarie per svolgere servizi per il lavoro etc.;

– modifica della normativa Enpacl: tutti i professionisti e gli abilitati che svolgono l’attività di Consulenti del lavoro, che siano dipendenti o partita iva, soci o amministratori di società, devono obbligatoriamente versare i contributi all’Enpacl; ipotizzabile anche un obbligo di versamento in percentuale sul reddito derivante dall’attività svolta dai CED. L’obiettivo è quello di garantire risorse all’ente e coperture assicurative e previdenziali proprie;

– l’ordine deve essere strutturato come un’autority nel campo delle relazioni umane. Se il capitale umano è fondamentale occorre avere una autority che lo governi e lo controlli, arrivando fino al dettaglio delle varie situazione trovando soluzioni e proposte. Un’autority che abbia anche il potere di infliggere sanzioni e cancellazioni;

– implementare la possibilità per i professionisti di fare contratti di rete o di sviluppare in forma consortile la propria attività; al contempo mettere in atto pratiche efficaci per intercettare la pratica di”prestanome formale”.

Queste sono alcune idee che la dirigenza milanese porterà a Treia per confrontarsi con tutti i colleghi d’Italia sul futuro della professione. Un più dettagliato resoconto sarà offerto sul prossimo numero di Sintesi per avviare l discussione e raccogliere le idee di tutti i colleghi.